Ospedali che chiudono, crollo dei posti letto: la crisi della Sanità

Il dossier: tra il 2010 e il 2020 sono calate le prestazioni erogate. E ci sono meno medici. La situazione è peggiorata con il Covid, l'unica voce in crescita è quella dei costi

Ospedali che chiudono, crollo dei posti letto: la crisi della Sanità tra meno medici e meno prestazioni erogate
di Graziella Melina
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Venerdì 9 Settembre 2022, 00:05

Le liste di attesa interminabili per una visita medica o un esame, le ore trascorse nei pronto soccorso prima di poter essere visitati danno un’idea molto chiara della situazione drammatica che si vive ogni giorno negli ospedali. Ma la conferma della crisi della sanità arriva ormai da mesi da tutti gli operatori sanitari che non sanno come garantire le cure necessarie. Dopo gli allarmi lanciati dagli specialisti dei Pronto Soccorso, quelli ospedalieri, dagli infermieri e dai medici di medicina generale, ora è la volta dei medici della Federazione Cimo – Fesmed: tra il 2010 ed il 2020 – denunciano - in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso: tagliati ben 37 mila posti letto. Nelle strutture ospedaliere il flusso dei pazienti da curare aumenta, ma è difficile riuscire a dare risposte adeguate visto che mancano oltre 29 mila professionisti, di cui 4.311 medici. E se per caso serve un esame diagnostico, bisogna mettersi l’animo in pace e aspettare. Nel 2020 sono state erogate 282,8 milioni di prestazioni in meno rispetto a dieci anni prima: -19% di indagini di laboratorio, -30% di attività di radiologia diagnostica e -32% di attività clinica ambulatoriale. Eppure, nonostante le strutture ospedaliere siano costrette a tagliare le attività, chiudere reparti, ridurre il personale, i costi sembrano inarrestabili: rispetto al 2010, nel 2019 si registra un aumento del 9%, l’anno successivo il rialzo è del 13,7%; le entrate risultano invece incrementate dell’11% fino al 2019 e del 16,2% nel 2020.

LE CONSEGUENZE

A pagarne le conseguenze sono come sempre le persone che hanno bisogno di cure: stando all’Istat, la mortalità per tumori è aumentata, così come quella per diabete mellito, malattie del sangue e disturbi immunitari, malattie del sistema nervoso e del sistema circolatorio, polmonite e influenza. Nel 2010, il 38,6% della popolazione aveva almeno una malattia cronica e il 20,1% ne aveva almeno due. Nel 2020, entrambi i dati risultano aumentati rispettivamente fino al 40,9% e al 20,8%. Carlo Palermo, presidente dell’associazione Anaao Assomed denuncia: «La questione dei tagli risale al periodo della spending review, le conseguenze le stiamo vivendo sulla nostra pelle ogni giorno». Secondo i calcoli dei medici, i posti letto in 20 anni sono diminuiti di 80-85mila unità. «Questi tagli li abbiamo pagati pesantemente durante la pandemia – ricorda Palermo – In quei due anni era persino difficile ricoverare gli ammalati». Senza contare che mancano i medici e quindi risulta difficile garantire l’assistenza in tempi rapidi. «Molti politici hanno pensato di utilizzare il sistema sanitario come una sorta di bancomat per equilibrare i conti pubblici – rimarca Palermo – E comunque non c’è stata una programmazione adeguata. Con 15mila ingressi all’anno di laureati in medicina, nei prossimi 10 anni se ne avranno circa 150mila. Un numero tale da permettere il totale turnover dei medici specialisti ospedalieri e di medicina generale. Invece al sistema sanitario mancano gli specialisti». A puntellare gli ospedali durante il periodo covid c’erano in realtà anche gli specializzandi. Ma non è bastato. Anche perché, secondo i sindacati, annualmente circa duemila professionisti vanno via dagli ospedali pubblici in età non ancora pensionabile a causa dell’eccessivo carico di lavoro. Eppure la mancanza dei medici specialisti era prevedibile. «Le carenze – ribadisce Palermo – sono il frutto avvelenato delle politiche dei 10 anni dal 2008-2009 fino al 2019». Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, teme che la crisi non si arresti. «È evidente l’incapacità di fare corretta programmazione sulla base dei bisogni della popolazione italiana. E questo si ripercuote sulla salute dei cittadini.

Non dimentichiamo che sui professionisti non c’è stato alcun tipo di intervento». E lancia un appello: «Torniamo a chiedere un intervento straordinario per i medici e il personale sanitario, se si vuole dare una risposta al Paese».

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