Sicurezza. È questa la parola chiave nel rapporto tra personale sanitario e pazienti. Sicurezza degli operatori e ovviamente della persona assistita. La pandemia ha reso ancora più evidente la necessità di una formazione mirata, comune a tutti gli operatori sanitari, che garantisca il corretto svolgimento delle cure. Non un dato scontato. Da uno studio dei ricercatori Martin Makary e Michael Daniel della Johns Hopkins University School of Medicine, pubblicato nel 2016 sul British Medical Journal, è emerso che l'errore medico è la terza causa di morte negli Stati Uniti. Il tema è anche italiano.
Il rapporto
L'edizione 2019 del Rapporto MEV(i) del Centro Studi Nebo sulla mortalità evitabile misura in 101 mila i decessi nel triennio 2014-2016 avvenuti prima dei 75 anni di età «per cause evitabili e pesati in base alla rispettiva speranza di vita». L'errore umano e le modalità per ridurlo sono al centro degli studi del gruppo Gestione del rischio e sicurezza in sanità della Federazione nazionale Ordini TSRM PSTRP(Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, ndr.) coordinato da Matteo Migliorini, tecnico di radiologia, e saranno in primo piano anche nella quindicesima edizione del Forum Risk Management, online dal 15 al 18 dicembre. «Costituito a fine 2016 - racconta Migliorini - il nostro Gruppo si occupa proprio di comprendere come garantire la piena sicurezza in tutti i setting assistenziali, studiare una serie di buone pratiche, raccomandazioni e linee guida, e divulgarle sul territorio nazionale. L'obiettivo è alto. Si tratta di costruire una vera cultura della sicurezza».
La pandemia, con le nuove necessità emerse anche negli ospedali, ha tradotto subito in pratica gli studi. «Nella primissima fase di diffusione del coronavirus - prosegue Migliorini - negli ospedali non esisteva la divisione tra percorsi Covid e percorsi cosiddetti puliti.
Gli studi sono stati basati sia sull'esperienza degli ospedali italiani sia su ricerche e dati di quelli stranieri per trasmettere rapidamente a tutti i professionisti aderenti al cosiddetto maxi Ordine delle professioni sanitarie un protocollo chiaro. E sicuro, appunto. «È impensabile che il nostro sistema sanitario si fermi completamente per la pandemia, bisogna organizzarlo all'insegna di una maggiore flessibilità per fare fronte alle nuove esigenze».
La consapevolezza
Molte delle misure adottate nelle strutture sanitarie sono entrate anche nella vita quotidiana. «L'igienizzazione costante delle superfici di lavoro - spiega Migliorini - è pratica abituale negli ospedali, ma con la pandemia si è compresa la sua importanza in ogni ambito. Una prassi sanitaria è diventata abitudine comune. Così anche l'igienizzazione delle mani dopo il contatto con una persona. Oggi l'igienizzante si trova all'ingresso di ogni negozio. Il coronavirus, inoltre, ha reso tutti i professionisti sanitari profondamente consapevoli di quanto la loro stessa sicurezza sia fondamentale per la tutela del paziente».
Il progetto
Una Costituzione etica per le 19 professioni
Sono iniziati a maggio 2019 i lavori per la “Costituzione Etica” della Federazione nazionale delle professioni sanitarie. Il tema sarà illustrato dall’avvocato Laila Perciballi, coordinatrice responsabile del progetto “Costituzione Etica” della Federazione, al Forum Risk Management, il 15 dicembre, con focus nell’appuntamento “Durante e dopo il Covid-19: la sicurezza dei professionisti sanitari per garantire la sicurezza delle cure e della persona assistita” del Gruppo coordinato da Matteo Migliorini. «L’obiettivo - spiega l’avvocato - è avere una carta di valori comuni alle 19 professioni sanitarie. Non c’è nulla di simile nel mondo».