Omicron, l'infezione aumenta l'immunità ma solo insieme a due dosi vaccino. Ecco perché i Covid party per contagiarsi sono inutili

La capacità dei linfociti di riconoscere e contrastare Omicron è paragonabile a quella mostrata contro il virus di Wuhan

Omicron, l'infezione aumenta l'immunità ma solo insieme a due dosi vaccino. Da sola non basta
di Simone Pierini
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Mercoledì 19 Gennaio 2022, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 12:33

Tre dosi di vaccino, due dosi più una precedente infezione o due dosi più una successiva infezione. Sono queste ad oggi le armi migliori per difendersi dalla variante Omicron. Al contrario, la sola infezione senza una precedente copertura vaccinale sembra non essere sufficiente per creare un argine completo contro l'attacco del virus. A dimostrarlo sono due differenti studi in preprint pubblicati su Medrxiv che sostanzialmente portano allo stesso risultato. Ed ecco perché quindi la (assurda) pratica dei Covid party (feste per contagiarsi di proposito tanto care ai No vax) sono inutili al fine dell'immunizzazione.

Omicron, l'efficacia dei vaccini

Nel prime, condotto dall'University of Arizona di Tucson, viene concluso che le persone che si sono sottoposte a tre dosi di vaccino e quelle che hanno fatto due dosi dopo essersi ammalate di Covid-19 possiedono una protezione da Omicron conferita dai linfociti T del tutto paragonabile a quella che avrebbero avuto contro il virus SARS-CoV-2 originario.

Una nuova conferma dell'efficacia della seconda linea di difesa immunitaria contro l'ultima variante del coronavirus. Lo studio ha confrontato l'efficacia contro la variante Omicron delle cellule T contenute nel siero di 250 persone che si erano sottoposte a due dosi di vaccino, 25 con tre dosi, 60 che avevano contratto solo l'infezione, 45 con due dosi dopo essersi ammalati e anche di 32 campioni prelevati prima di dicembre 2019 e quindi mai esposti a SARS-CoV-2.

 

La ricerca ha mostrato che nel complesso la capacità dei linfociti di riconoscere e contrastare Omicron è paragonabile a quella mostrata contro il virus di Wuhan. La protezione offerta da tre dosi è risultata pari a quella osservata in chi aveva fatto due dosi di vaccino dopo essersi ammalato. È risultata più bassa, ma non nulla, invece, la capacità protettiva di due sole dosi. «Nel complesso, i nostri risultati evidenziano la resilienza delle risposte dei linfociti T generate in risposta a un'infezione pre-Omicron e/o ai vaccini a base di proteine spike derivati dal virus di Wuhan di fronte alla variante B1.1.529 Omicron», dicono i ricercatori. «Si è tentati di ipotizzare che questa scoperta possa in parte spiegare la resistenza contro forme gravi di malattia e morte nelle infezione da Omicron».

L'infezione da sola non basta a proteggere

Un altro studio è stato invece condotto da ricercatori del Gladstone Institutes; dell'UC San Francisco, del Curative Inc, del CA Department of Public Health e dell'UC Berkeley, sempre apparso in preprint su Medrxiv. In questo caso l'analisi dei sieri umani da casi di nuova infezione da Omicron e Delta rivela un'efficace neutralizzazione delle tutte le varianti incrociate negli individui vaccinati. Di conseguenza i risultati indicano che l'infezione da Omicron migliora l'immunità preesistente suscitata dai vaccini, ma da sola potrebbe non indurre la stessa risposta neutralizzante negli individui non vaccinati. In conclusione la protezione complessiva offerta dalla sola guarigione risulta notevolmente ridotta contro l'infezione da Omicron. 

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