Omicron e i nuovi sintomi, ecco perché la malattia sembra più lieve ma non lo è (soprattutto per chi non è vaccinato)

Omicron e i nuovi sintomi, ecco perché la malattia sembra più lieve ma potrebbe non esserlo (soprattutto per chi non è vaccinato)
di Simone Pierini
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Sabato 18 Dicembre 2021, 12:33 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 08:31

I sintomi della malattia provocata dalla variante Omicron sono più lievi? Gli scienziati continuano a non avere evidenze in tal senso e ieri uno studio dell'Imperial College di Londra lo ha ribadito. Ma i dati sulle persone reali, provenienti sia dal Sudafrica (che per prima ha denunciato la scoperta della nuova variante) che dalla Gran Bretagna, mostrano comunque elementi diversi tra i sintomi, come l'assenza della perdita del gusto e dell'olfatto, e una severità minore rispetto alle precedenti ondate. Differente sembra l'impatto sulla replicazione del virus, molto più alta nei bronchi e meno nei polmoni rispetto alle precedenti varianti. 

Sintomi malattia Omicron: l'effetto vaccini

Il motivo però, sempre secondo i numerosi studi che si stanno accumulando di ora in ora, potrebbe essere conseguente al lavoro dei vaccini unito all'immunizzazione di coloro che il Covid lo hanno già vissuto sulla loro pelle.

In parole semplice, la percentuale di popolazione immune in diversi Paesi ha permesso quello scudo protettivo che frena l'aggressività del virus. Ovvero ci sono meno persone vulnerabili, soprattutto per quel che riguarda le fasce più a rischio e anziane che più di tutte si sono vaccinate. Perché se è vero che Omicron ha dimostrato di poter arginare con forza l'efficacia dei vaccini, una percentuale di protezione per la malattia resta e in tal senso il booster si dimostra ancora più decisivo per chiudere la porta al virus. Per tutti gli altri invece, i non vaccinati, il pericolo di ammalarsi gravemente e, nel peggiore dei casi, morire, resta molto più alto. 

Fauci: «Non sicuri sia meno grave»

«Di sicuro sappiamo che Omicron è più contagiosa, non siamo sicuri del tutto che sia meno grave», lo ha detto ieri sera a 'e-Venti' su Sky Tg24 Anthony Fauci. «Sappiamo che in Sudafrica sembra che i contagiati abbiano meno probabilità di andare in ospedale e contrarre malattia grave - ha agiunto Fauci confermando le prime impressioni - ma questo forse è dovuto al fatto anche che molti in Sudafrica hanno già contratto la alfa o la beta e quando sono guariti hanno tenuto un livello di immunità che li protegge, non necessariamente dal contagio, ma forse dal contrarre la malattia grave. Questa è una domanda ancora senza risposta, non si sa se il virus in sé è intrinsecamente meno virulento oppure le persone hanno un livello di immunità che evita la gravità».

Omicron in Sudafrica

Il ministro della salute sudafricano Joe Phaahla ha affermato che il governo crede che i vaccini e gli alti livelli di immunità ottenuti da una precedente infezione da Covid-19 stiano aiutando a mantenere la malattia più mite di fronte all'ondata guidata dalla variante Omicron. Ci sono stati primi resoconti aneddotici che suggeriscono che Omicron sta causando una malattia meno grave rispetto alle varianti precedenti che sono state affrontate in Sudafrica, ma gli scienziati sostengono che sia ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive. «Riteniamo che Omicron potrebbe non essere meno virulento, ma che sia la copertura della vaccinazione e l'immunità naturale delle persone che hanno già avuto contatti con il virus a fornire protezione», ha affermato il ministro nel corso di una conferenza stampa. «Ecco perché stiamo assistendo a una malattia lieve».

 

Il Sudafrica ha somministrato al 44% della sua popolazione adulta almeno una dose di vaccino, più di molti paesi africani ma ben al di sotto dell'obiettivo di fine anno del governo. Ma tra gli over 50 i livelli di copertura vaccinale superano il 60%. Rivolgendosi alla stessa conferenza stampa, Michelle Groome del National Institute for Communicable Diseases (NICD) ha affermato che c'è stato un aumento di ricoveri e decessi ospedalieri per. «Si inizia a vedere un leggero aumento dei decessi a livello nazionale, ma ancora una volta il dato è molto più basso rispetto al periodo di riferimento che stavamo vedendo tra la seconda e la terza ondata», ha affermato Groome, che dirige la divisione della sanità pubblica, sorveglianza e risposta.

Waasila Jassat, specialista di salute pubblica presso il NICD, ha stimato che dei decessi correlati al Covid-19 avvenuti negli ospedali da metà novembre, più della metà delle persone decedute aveva comorbilità o tendeva ad essere anziana, e «una buona parte di loro era ricoverata per altri motivi ed è morta per altre cause». Ha inoltre aggiunto che i dati sulla vaccinazione sulle persone decedute erano incompleti, ma dalle informazioni auto-dichiarate sembrava che il 93% dei decessi fosse tra individui non vaccinati o non completamente vaccinati. E, infine, un ulteriore 3,5% aveva ricevuto la seconda dose più di cinque o sei mesi fa.

Lo studio dell'Imperial College

La variante Omicron «elude in gran parte l'immunità ottenuta con la malattia e quella con due dosi di vaccino» anti-Covid. Lo sottolinea l'ultimo report dell' Imperial College di Londra, che ha preso in esami dati della Uk Health Security Agency (UkHsa) e del Servizio sanitario nazionale (Nhs), che hanno registrato tutti i casi di Sars-CoV-2 confermati in Inghilterra con un test molecolare e che avevano effettuato un test Covid tra il 29 novembre e l'11 dicembre 2021. Gli esperti stimano «che il rischio di reinfezione con la variante Omicron è 5,4 volte maggiore di quello della variante Delta» e che quindi «la protezione contro la reinfezione da Omicron, offerta da un'infezione avuta in passato, può arrivare fino al 19%».

Gli scienziati hanno inoltre stimato l'efficacia dei vaccini anti-Covid contro l'infezione sintomatica da Omicron. Ebbene, «l'efficacia è compresa tra lo 0% e 20% dopo due dosi e tra il 55% e l'80% dopo la dose di richiamo». Questo studio «fornisce altre prove della misura, molto sostanziale, con cui Omicron può eludere l'immunità che può dare l'aver avuto la malattia e aver fatto il vaccino anti-Covid. Questo livello di evasione immunitaria significa che Omicron rappresenta una grave e imminente minaccia per la salute pubblica», afferma Neil Ferguson dell' Imperial College. La ricerca «non ha trovato prove che Omicron» causa infezioni di «gravità inferiore a Delta», considerando la proporzione di persone risultate positive che riportano sintomi o la quota di casi che richiedono cure ospedaliere dopo l'infezione. «Tuttavia - precisano gli autori - i dati sui ricoveri rimangono molto limitati in questo momento».

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