Omicron tra i bambini, i quattro sintomi (dopo la guarigione) da monitorare. Se compaiono bisogna andare dal pediatra

Il rischio della Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica che può esplodere da due alle quattro settimane dopo la guarigione

Massimo Resti
di Giampiero Valenza
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Martedì 8 Febbraio 2022, 14:29 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 09:14

Dopo il test negativo che dice un bimbo non ha più il Covid, si sono chiusi i conti con la malattia? No. C’è sempre il rischio della Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica che può esplodere da due alle quattro settimane dopo la guarigione. In questo caso, un consiglio da seguire c’è: i genitori devono tenere gli occhi aperti. In quel lasso di tempo ogni piccolo sintomo può essere essenziale per capire se c’è qualcosa che non va e capire se si è nella piccola minoranza dei casi che sta covando la Mis-C.

Omicron tra i bambini, i dati

«All’inizio il Covid a cui eravamo abituati aveva sorpreso tutto il mondo perché non infettava i bambini – spiega Massimo Resti, pediatra direttore del Dipartimento specialistico interdisciplinare dell'Azienda ospedaliera universitaria Meyer di Firenze – Tra le spiegazioni che erano state avanzate c'era anche la difesa indiretta degli altri vaccini che si fanno durante l'infanzia. Ma Omicron ha dimostrato di essere più capace di infettare e in modo diverso.

I bimbi così vengono più colpiti da questa variante». I più piccoli hanno sintomi lievi nella «stragrande maggioranza dei casi, a meno che non siano fragili».

Ci sono più morti? No. In percentuale, spiega il pediatra, i dati sono gli stessi, solo che l’aumento c’è a causa del numero assoluto in crescita. Da inizio pandemia ci sono stati più di 934mila casi di contagi Covid fino ai 9 anni, con 17 decessi. Dai 10 ai 19 anni ci sono stati 1.398.169 casi e 27 decessi. Aumentando i contagi tra i bambini in proporzione crescono anche i casi più gravi.

 

La Mis-C non è da sottovalutare. «Avviene in un caso su 3.000, con il 20% che va a finire in rianimazione. La comparsa di quest’infiammazione dei piccoli vasi sanguigni che determina un danno diffuso più o meno variabile, avviene dalle due alle quattro settimane dopo il Covid - dice Resti - Il sistema immunitario spara le sue cartucce in modo continuativo, anche quando il virus non c’è. È una sorta di guerra in cui se la canta e se la suona. Ma le cure ci sono: se la riconosciamo prontamente abbiamo le armi per sconfiggerla».

La malattia ha alcuni campanelli d’allarme. «I genitori se vedono entro le quattro settimane febbre, occhi rossi, eruzioni cutanee devono portare il bimbo dal pediatra. Arrivare per tempo è fondamentale», continua l'esperto. 

Secondo un’analisi dell’Aopi, l'Associazione ospedali pediatrici italiani, il 7 febbraio si sono contati 188 bimbi positivi al Covid ricoverati in 15 ospedali pediatrici della penisola. Un dato inferiore rispetto ai 210 dello scorso 24 gennaio. «Osserviamo una diminuzione dei ricoveri pediatrici, ci auguriamo davvero che sia l'inizio di una discesa nelle prossime settimane. Una piena ripresa delle attività programmate negli ospedali pediatrici è molto importante», commenta il presidente Aopi, Alberto Zanobini.

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