Cenone di Natale, Miozzo (Cts): «Non ha senso chiudere tutto. Anziani? Prima il tampone rapido»

Cenone di Natale, Miozzo (Cts): «Non ha senso chiudere tutto. Anziani? Prima il tampone rapido»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 19 Novembre 2020, 21:42 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 11:21

«Possiamo riaprire i bar e i ristoranti, ma allo stesso tempo applicare con molto più rigore le regole. Solo così possiamo convivere, fino a marzo, con questo virus. Voglio dire: da una parte, dopo il 3 dicembre, sarà utile offrire la possibilità, nel Paese, di fare ripartire alcune attività economiche; dall’altra non si dovranno tollerare più immagini della folla al supermercato per acquistare un paio di scarpe».

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Agostino Miozzo è il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, il gruppo di esperti che da inizio emergenza aiuta il governo a navigare nei mari sconosciuti della pandemia.

Per mesi il Cts è stato additato come fautore delle chiusure indiscriminate, in realtà dopo avere chiesto (inascoltato) di non riaprire le discoteche questa estate, il Comitato tecnico scientifico nelle ultime settimane è stato sostenitore di una politica dell’equilibrio tra due necessità: fermare l’epidemia ma non affondare l’attività educativa, sociale ed economica del Paese. Miozzo, ad esempio, sottolinea l’urgenza di riaprire le scuole.

Il Cdc (l’autorità sanitaria degli Stati Uniti) ha sconsigliato i viaggi per il giorno del Ringraziamento. In Italia potremo spostarci da una Regione all’altra, per andare a trovare i parenti, a Natale? Molti ironizzano di fronte a questa domanda, ma spesso si sottovaluta che le feste, per le famiglie italiane, in una società sempre più complessa, sono l’unica occasione per ritrovarsi, per stare vicino agli anziani.
«Una decisione sugli spostamenti tra Regioni potrà essere presa solo più avanti, quando avremo chiara la tendenza dei contagi; però, per le occasioni di incontro, durante le feste, deve essere ribadito che serviranno la massima prudenza e cautela, soprattutto per andare a trovare i più fragili. I più giovani devono comunque mantenere comportamenti prudenti, devono considerarsi potenziali portatori del virus. Sarebbe utile, inoltre, prima di andare da un familiare più anziano durante le feste, eseguire il giorno prima un tampone rapido, ormai è abbastanza semplice farlo. Sia chiaro: anche dopo il tampone rapido negativo, servono cautela e precauzioni, perché magari il virus era in incubazione, ma comunque questo è un modo per ridurre le probabilità del contagio».

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Davvero dal 4 dicembre possiamo pensare di riaprire nelle regioni arancioni e rosse i bar, i ristoranti e i negozi, e in quelle gialle di prolungare l’orario che, per la ristorazione, arriva solo alle 18?
«C’è la possibilità che la tendenza dei contagi vada in un senso favorevole a questa decisione. Gli ultimi dati sui nuovi positivi sono buoni, anche se sempre molto alti. Ci sono meno nuovi ricoveri in terapia intensiva. È evidente che l’andamento è incoraggiante. Prima di arrivare all’Rt nazionale sotto 1 ci vuole un po’ di tempo, ma alcune regioni come Lombardia e Lazio ci sono. Che senso ha, allora, obbligare alcune attività a restare chiuse? Detto questo, però, la cosa veramente importante è fissare delle regole, rispettarle e farle rispettare».

A volte questo manca.
«Bisogna spiegare con chiarezza che per convivere con il virus, in maniera compatibile con le esigenze del mercato del lavoro e dell’economia, devi assolutamente darti delle regole. Le immagini dell’assalto del supermercato per le scarpe a poco prezzo non si possono vedere. Ci vuole rigore, ma anche la possibilità di tornare a vivere. La sintetizzerei così: aperture ma con rigore. In fondo, se il messaggio passa, gli italiani lo comprendono. Dipende da tutti noi. Ma io non vedo più nessuno senza mascherina, ad esempio».

Saranno possibili gli spostamenti tra Regioni?
«Bisognerà riflettere, sulla base dell’andamento dei contagi. Dobbiamo decidere con serenità e pacatezza. Però bisogna essere chiari: la prudenza sarà comunque indispensabile. Io ho tre figli, uno in Spagna, uno in Belgio, uno a Torino. Se potranno venire a trovarmi, so che li dovrò tenere a distanza, perché io sono più anziano. Sarà un Natale anomalo, in tutti i sensi. A tutti noi piacerebbe poter tornare alla vita di prima, ma ancora non è possibile e dobbiamo esserne consapevoli».

Se ci saranno vaccini efficaci, la situazione migliorerà. Secondo lei, dal punto di vista, organizzativo l’Italia ce la farà?
«Io sono relativamente ottimista, ce la faremo. Oggi come Cts incontreremo anche il commissario Domenico Arcuri, gli abbiamo chiesto di illustrarci il piano».
 

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