Mascherine in ospedale, a fine mese scade l'obbligo dell'ultima misura Covid. Ma gli esperti si dividono

Dal primo maggio, se il Ministero della Salute non deciderà diversamente, non sarà più imposto di indossare la mascherina in tutte le strutture sanitarie, ospedali, ambulatori e studi medici

Mascherine in ospedale, a fine mese scade l'obbligo dell'ultima misura Covid. Ma gli esperti si dividono
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Martedì 18 Aprile 2023, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 08:35

Il 30 aprile scade il termine dell'ultimo obbligo ancora in vigore del pacchetto di misure adottate durante la pandemia in Italia. Dal primo maggio, se il Ministero della Salute non deciderà diversamente, non sarà più imposto di indossare la mascherina in tutte le strutture sanitarie, ospedali, ambulatori e studi medici. Il Governo Meloni ha prorogato l'obbligo a fine mese e a 2 settimane dalla scadenza si rilette ora sull'opportunità di mantenerlo. Al ministero della Salute nei prossimi giorni si deciderà se rinnovare l'obbligo, se farlo decadere completamente o se ammorbidirlo - e sarebbe questo l'orientamento più forte - in certe aree, lasciando l'uso del dispositivi di protezione personale, secondo quanto si apprende, dove ci sono i pazienti più fragili come gli immunodepressi o gli anziani nelle Rsa.

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I nodi

Fra le ipotesi sul tavolo c'è anche quella di lasciare la scelta ai direttori generali ma al momento non c'è una decisione definitiva e nei prossimi giorni si valuterà quanto accade anche dal punto di vista epidemiologico.

In proposito il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato aveva invitato di recente a non avere un approccio «ideologico» e gli esperti anche se sembrano divisi sull'opportunità di mantenere l'obbligo, sono concordi sull'importanza di lasciare la protezione nelle zone dove ci sono i pazienti più fragili. «Mi auguro non si prolunghi l'obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie, anche se, in situazioni dove è consigliata e opportuna, continuerò a utilizzarla e chiedere agli altri di farlo. Dobbiamo però uscire dalla dimensione dell'obbligo, è il momento di trattare il Sars-Cov-2 come altri virus simili. Farlo avrebbe ricadute positive su molti aspetti che appesantiscono l'organizzazione ospedaliera, legati ad esempio ai tamponi». Così all'ANSA è Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino di Genova e presidente della Società Italiana di Terapia Antinfettiva (Sita).

 

Gli esperti

«Naturalmente - prosegue Bassetti - continuerò a utilizzare la mascherina in ospedale se entro nella stanza di un immunodepresso o se sono a contatto con una persona potenzialmente infetta, così come lo facevo anche prima dell'obbligo di mascherine introdotto nel 2020 per frenare la diffusione del Sars-Cov-2. E chiederò di farlo anche a chi lavora con me e ai familiari che intendono andare a trovare questi pazienti». Metterlo però sul piano dell'obbligo ora «non ha senso perché il Sars-Cov-2 non è più grave, oggi, rispetto a altri virus respiratori». Lo stop all'obbligo di mascherina, prosegue, «è un modo per tornare alla normalità su altri aspetti strettamente connessi, come il doppio percorso che hanno in ospedale i positivi al Sars-Cov-2, pur se asintomatici ma anche il tampone che viene richiesto per accedere ai pronto soccorso, per il ricovero, per una visita medica. Sono scelte - conclude - che sono in capo alle strutture sanitarie ma non sono più legate alla tutela dei pazienti, che anzi vanno incontro a complicazioni, bensì a proteggersi da eventuali denunce».

«Personalmente ritengo che l'obbligo di mascherina in ospedale e negli ambienti sanitari vada mantenuto ovunque. In subordine, in ambito ospedaliero l'obbligo potrebbe essere circoscritto solo a reparti dove sono ricoverati pazienti fragili, immunodepressi e a rischio di infezioni. E in altri contesti, ad esempio ambulatori affollati con lunghe attese, per contenere la circolazione di patogeni, in particolare durante la stagione influenzale», spiega invece Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe. Nelle ultime settimana alcuni paesi hanno già deciso di eliminare l'obbligo e lo scorso 6 aprile questa decisione è stato adottata in Portogallo

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