Locatelli: «Mascherine all'aperto? Le leveremo a metà luglio»

Locatelli: «Mascherine all'aperto? Le leveremo a metà luglio»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 1 Giugno 2021, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 16:56

A metà luglio potremo ipotizzare di fare a meno delle mascherine all’aperto; è importante vaccinare anche gli adolescenti prima dell’inizio delle scuole; sarà un autunno differente da quello del 2020, grazie ai vaccini. Il professor Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, presidente del Consiglio superiore di sanità e direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, con prudenza si dimostra però ottimista sull’andamento della pandemia.

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Questa estate potremo fare a meno delle mascherine?
«Questo tema delle mascherine ricorre in maniera pressante sui mezzi di informazione.

Dobbiamo concentrarci per un po’ nel mettere in sicurezza le popolazioni più fragili. È vero che siamo non a buon punto ma a un ottimo punto, però rimane ancora un lavoro da completare. Il tutto, tra l’altro, ci consente anche di ridurre ulteriormente la circolazione virale, ma presto potremo cominciare a pensare di abbandonare i dispositivi di protezione individuale. Ma solo all’aperto, vorrei sottolinearlo. Direi che si può parlarne dopo la metà di luglio, prima è largamente prematuro. Al chiuso è presto. Anche perché le mascherine ci sono servite per limitare tutta una serie di infezioni trasmissibili per via respiratoria. Non a caso, assieme al distanziamento interpersonale, le mascherine ci hanno consentito di non avere il classico picco dell’influenza che di solito vediamo a febbraio. Va valorizzato il ruolo delle mascherine in generale per prevenire le infezioni respiratorie. Non sono così limitanti del nostro stile del vita».

Aifa ha dato il via libera al vaccino Pfizer-BioNTech anche tra i 12 e i 15 anni. E questo era il vaccino che si poteva già somministrare dai 16 anni.
«La priorità oggi è fare ripartire le scuole in sicurezza a settembre anche grazie alla vaccinazione. Completare l’immunizzazione dai 12 anni, prima dell’inizio delle lezioni, può dare un contributo rilevante per fare partire le scuole in sicurezza. Il vaccino di Pfizer-BioNTech nella sperimentazione su questa fascia di età non solo ha dimostrato un eccellente profilo di sicurezza, ma anche documentato una protezione significativa rispetto allo sviluppo di infezione da Sars-CoV-2».

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C’è chi dice: il rapporto rischi benefici è sfavorevole ai vaccini tra i bambini.
«Dissento in maniera chiarissima. Di solito faccio affermazioni morbide e concilianti, ma in questo caso prendo una posizione molto netta. Il profilo di sicurezza di questo vaccino è tale da porre fuori discussione l’opportunità di procedere nella fascia di età 12-18 anni. Per diverse ragioni: una, come detto, è la una serena ripresa dell’anno scolastico; un’altra è perché contribuiamo a ridurre ulteriormente la circolazione virale e anche il rischio di potenziale sviluppo o diffusione di varianti. Infine, per quanto rarissimi, i fenomeni di andamento della malattia molto grave o fatale, anche in età pediatrica, ci sono stati. C’è in corso anche la sperimentazione per i bambini più piccoli. E per le stesse ragioni, quando sarà possibile, sarà giusto vaccinare anche loro».

Consiglia ai giovani di vaccinarsi, ove possibile, prima dell’estate?
«Ai ragazzi consiglio di andare in vacanza vaccinato, se ci saranno le dosi disponibili, avranno così maggiore serenità. Proprio in queste ore la Commissione europea ha presentato il green pass che ha la logica del facilitare gli spostamenti e di incentivare la vaccinazione. Facciamo anche un esempio diverso: stanno per cominciare i campionati europei di calcio, il “green certificate” è uno degli strumenti per potere assistere alle partite. Deve passare questo messaggio molto chiaro di incentivazione alla vaccinazione per riavvicinarci allo stile di vita pre-pandemia».

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Dobbiamo preoccuparci per la variante indiana?
«Questa variante è a una percentuale che è nell’ordine dell’1 per cento in Italia, non penso che al momento esistano elementi di preoccupazione per il nostro Paese. Gli inglesi hanno puntato molto sulla somministrazione della prima dose nella maniera più allargata possibile, noi invece abbiamo puntato anche sulla seconda che dà una protezione completa. Inoltre, il volume di scambi, per ragioni storiche, tra Regno Unito e India è molto diverso da quello che interessa l’Italia e il Paese asiatico. Tra l’altro il ministro Speranza ha confermato lo stop ai voli. Giustissimo fare attenzione, ma non credo che si debba guardare con preoccupazione alla variante indiana. Certo, è giusto sequenziare il più possibile, ma non creiamo allarmismi che non hanno ragione di esistere».

Dopo l’estate lo scenario sarà differente da quello drammatico del 2020?
«Non ho dubbi, avremo un autunno diverso perché abbiamo i vaccini. I dati che sono stati prodotti nell’ambito della vaccinazione del personale sanitario dell’Ospedale Bambino Gesù rassicurano ulteriormente su quella che è l’efficacia di protezione nel tempo. Tenga conto che quando andiamo ad esplorare la risposta degli anticorpi, valutiamo solo un pezzo della protezione perché c’è poi tutta la parte della risposta del sistema immunitario cellulare che contribuisce in maniera assai rilevante».

Il 31 luglio potrà terminare lo stato di emergenza?
«È una decisione che spetta al governo e che sarà presa tenendo in conto vari fattori, tra cui certamente l’evoluzione della curva epidemiologica. Se la decisione sarà quella di porre fine, evidentemente sarà una notizia da salutare positivamente per il venir meno delle condizioni che ne hanno motivato la nascita. Se, al contrario, si deciderà di prorogare, rimarremo al servizio del Paese come abbiamo sempre fatto».
 

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