Influenza e Covid, farmaci introvabili: la soluzione dei generici. «Ma i medici frenano»

Influenza e Covid, farmaci introvabili: la soluzione dei generici. «Ma i medici frenano»
di Valentina Arcovio
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Giovedì 5 Gennaio 2023, 07:44

Equivalenti e farmaci galenici. Non sono la soluzione all'attuale carenza di alcune medicine, ma possono essere di grandissimo aiuto nel tamponare questa penuria. Specialmente quella che riguarda i farmaci utilizzati contro l'influenza, il Covid e altre infezioni tipiche di questa stagione. Perché, anche se i problemi di reperimento dei principi attivi e delle materie prime riguardano anche equivalenti e preparati galenici, in Italia se ne fa un utilizzo così scarso che aumentarne il ricorso potrebbe alla fine rivelarsi determinante per superare questa fase delicatissima. Federfarma lo ha ribadito più volte specificando che, nonostante la carenza di alcuni farmaci segnalata dall'Agenzia italiana del farmaco, «al momento c'è sempre un'alternativa per i cittadini che non riescono a trovare il farmaco di cui hanno bisogno», sottolinea il segretario nazionale Roberto Tobia.

Manca la tachipirina? Abbiamo a disposizione diverse alternative di generici per il paracetamolo.

Manca il Nurofen per bambini? Le farmacie attrezzate possono tranquillamente procedere con preparazioni galeniche di ibuprofene efficaci e sicure come il loro corrispettivo di marca. «Sugli equivalenti è questione di cultura», dice Michele Uda, direttore generale di Egualia. Questo nonostante il generico sia un farmaco che ha lo stesso principio attivo, la stessa quantità e identica modalità di rilascio all'interno del nostro corpo, del farmaco originale. In altre parole, nonostante sia una copia esatta del farmaco da cui trae origine. «Anche se gli acquisti di farmaci equivalenti sono in crescita, c'è una grossa fetta della popolazione che è ancora legata al farmaco di marca e che non considera proprio la possibilità di acquistare un prodotto di eguale efficacia e di minor costo», aggiunge Uda. Il ricorso alle cure equivalenti, inoltre, non è omogeneo in tutta Italia: continua ad essere privilegiato al Nord, rispetto al Centro e al Sud. Secondo una ricerca Swg condotta per Egualia, soloi 4 italiani su 10 optano per il generico e più del 30% della popolazione non lo compra mai. Neanche se c'è carenza per quelli di marca. È così che scatta la corsa all'accaparramento, determinando quello che Federfarma ha ribattezzato «effetto scorta»: gli acquisti di farmaci che non servono per paura di non averne qualora in futuro diventassero necessari.

I SANITARI

La scarsa cultura dei cittadini è solo una delle cause. Ancora più impattante è lo scetticismo dei medici. Secondo il quinto Rapporto Farmacia di Cittadinanzattiva, tra le motivazioni che i cittadini danno per il mancato acquisto dell'equivalente, oltre il 56% dichiara che finché non è il medico a decidere non si assume la responsabilità di fare questa scelta. Inoltre, quasi il 18% dei medici, sia quelli di famiglia che gli specialisti, non ha mai parlato dei generici al proprio paziente.
Sul fronte dei preparati galenici, farmaci assemblati direttamente in farmacia sulla base di una farmacopea comunitaria, l'ostacolo principale al momento non è tanto la scarsa «cultura» dei cittadini, ma la carenza di principi attivi che colpisce anche questi prodotti e la difficoltà per molte farmacie di attrezzarsi a produrre questi farmaci. Nel nostro paese ci sono solo 2mila farmacie in grado di realizzare prodotti galenici «avanzati», come ad esempio l'ibuprofene per i bambini. Quasi tutte riescono a fare preparazioni di base.
Intanto l'associazione delle farmacie comunali ha scritto una lettera al ministro Schillaci, chiedendogli di intervenire: «Si sta verificando, sempre di più, la mancanza dei farmaci distribuiti dalle farmacie: le farmacie comunali ritengono non più sostenibile tale situazione». Denunciano tra l'altro il fenomeno dell'esportazione «verso Paesi ove il prezzo di alcuni farmaci è più alto rispetto a quello della vendita nel nostro Paese. Le farmacie comunali non praticano tali operazioni e ritengono ingiusto, soprattutto per la popolazione, subirne eventuali conseguenze».

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