Infezioni batteriche, è allarme: 1 su 10 si infetta dentro gli ospedali. Ricciardi: «Resistenza agli antibiotici: è tempo di agire»

Entro il 2050 sarà emergenza più letale del cancro

Infezioni batteriche dovute alla resistenza agli antibiotici, è allarme: 1 su 10 si infetta dentro gli ospedali
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Martedì 18 Aprile 2023, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 16:38

Emergenza infezioni ospedaliere: 1 su 10 si infetta all'interno di un nosocomio. Non un «bosco abitato da animali selvatici» e neppure «una grande stazione ferroviaria di notte». Il luogo «più pericoloso», affermano gli specialisti, oggi è rappresentato dagli ospedali, dove ben 1 paziente ricoverato su 10 è colpito da infezioni ospedaliere in moltissimi casi letali perchè causate da batteri resistenti agli antibiotici.

Resistenza agli antibiotici, allarme infezioni batteriche negli ospedali

Proprio l'antibioticoresistenza (Amr), avverte il presidente del neonato Osservatorio nazionale sull'Antimicrobico Resistenza (ONsAR), Walter Ricciardi, entro il 2050 potrebbe diventare anche più letale del cancro, causando oltre10 milioni di vittime l'anno.

Dunque, «bisogna agire immediatamente».

Già i numeri attuali fotografano una situazione di pieno allarme: nel solo 2019 sono stati circa 1,27 milioni i decessi per Amr a livello globale, di cui 11mila in Italia. E secondo le previsioni nel 2050 nel nostro Paese queste morti potrebbero arrivare a 450mila l'anno, con un impatto economico per il Servizio sanitario nazionale pari a 13 miliardi di euro.

Il dato più allarmante di tutti riguarda chi ha più patologie: 200 decessi ogni 24 ore 

Un dato su tutti: «Oggi ogni 24 ore muoiono in Italia circa 200 persone che, avendo altre patologie, sono colpite anche da una sepsi-infezione ospedaliera che risulta resistente agli antibiotici. È come se un aereo cadesse ogni giorno. Insomma - afferma Ricciardi - è tempo di agire concretamente». In realtà qualche passo avanti è stato fatto, e nel 2017 l'Italia si è dotata di un Piano nazionale per il contrasto dell'antimicrobico-resistenza (Pncar), oggi rinnovato.

Tuttavia, rileva Ricciardi, «non si registra alcun sostanziale miglioramento e molte misure restano inattuate». Da qui l'idea di dare vita all'Osservatorio ONsAR, che avrà l'obiettivo di monitorare il fenomeno in tutte le Regioni e dare impulso a politiche attive di contrasto e attività di comunicazione, per diffondere capillarmente il messaggio che un utilizzo eccessivo o non corretto degli antibiotici è alla base della selezione e diffusione naturale di super batteri ad essi resistenti e che per questo rappresentano una minaccia per la vita umana.

Consumo di antibiotici

ONsAR avrà anche un portale con dati aggiornati e pubblici e saranno evidenziate, ha spiegato il segretario generale dell'Osservatorio Jean Pierre El Kozeh, le iniziative virtuose messe in atto in questo settore dalle aziende sanitarie sul territorio. Sul fronte del consumo di antibiotici qualche segnale positivo comincia a registrarsi, aggiunge il direttore del Centro studi ONsAR Alessandro Solipaca: «È infatti calato del 14% dal 2013 al 2019, tuttavia nel 2021 l'Italia è ancora sopra la media Ue per consumo di dosi giornaliere, con 16 dosi per 1000 abitati contro le 15 europee, spesso con un uso inappropriato».

Purtroppo, analizza Ricciardi, il trend è ancora in peggioramento: «Quello che manca sono misure strutturate e sistematiche, ed anche un'organizzazione mirata degli ospedali». Il controllo dell'Amr, secondo l'esperto, dovrebbe infatti diventare un «indicatore di performance per gli ospedali stessi, come accade in molti Paesi europei. Ma da noi il fenomeno spesso non è considerato. Eppure basterebbero misure semplici, a partire dal costante lavaggio delle mani da parte dei sanitari, ma la mancanza di un sistema di controllo non incentiva tali comportamenti».

Per questo, nel 2017 l'Italia è stata "bacchettata" anche dal Centro europeo per il controllo delle malattie: «Gli esperti europei - rileva Ricciardi - sottolinearono come in Italia il fenomeno fosse accettato come "uno stato di cose inevitabile" con una 'mancanza di responsabilità ad ogni livello. Fu una umiliazione».

Insomma, i «Piani non bastano, bisogna metterli in pratica», è il monito di Ricciardi. Senza dimenticare il ruolo dell'industria: «Le aziende investono sempre meno sulla produzione di antibiotici, puntando a settori più remunerativi. Il risultato - conclude - è che negli ultimi 30 anni quasi nessun nuovo antibiotico è stato reso disponibile sul mercato».

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