Immunità di gregge, il "muro" della Gran Bretagna e la differenza con l'Italia: possiamo raggiungerla davvero?

Secondo l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito il 98 per cento della popolazione sarebbe immune. E anche nel nostro Paese si è aperto il dibattito

Immunità di gregge, possiamo raggiungerla davvero? Il "muro" della Gran Bretagna e gli scenari in Italia
di Simone Pierini
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Domenica 9 Gennaio 2022, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 13:43

«I dati suggeriscono che circa il 98% del Regno Unito ora ha un certo livello di immunità (sia naturale che da vaccino), il che significa che anche se una persona viene infettata di nuovo avrà una malattia più lieve. Si spera che questo sia il motivo per cui i ricoveri non siano aumentati così velocemente come si temeva». Sono le parole di Tim Spector, professore di pidemiologia genetica al King's College di Londra, utilizzate per commentare gli ultimi dati emersi in Gran Bretagna che mostrano come si sia creato una sorta di "Immunity wall", un muro di persone immunizzate capaci di frenare l'aggravarsi della pandemia negli ospedali. 

Il muro di immunizzati della Gran Bretagna

A pubblicare questi numeri è stato l'UK Health Security Agency (UKHSA), l'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito. Ciò che mostra questo studio è una combinazione di numeri sulla vaccinazione con i dati dell'MRC, che produce un aggiornamento mensile su quale percentuale di persone ha contratto un'infezione naturale, oltre al numero di dosi ricevute categorizzate per età. «Si basa su persone di età superiore ai 15 anni, quindi non riguarda tutti, e ci sono due fattori: uno è la diminuzione dell'immunità da vaccinazioni o infezioni precedenti, e poi l'aumento dell'immunità dai richiami e dalle nuove infezioni, e come queste cose si stiano bilanciando. Siamo probabilmente il Paese più immune al mondo», ha dichiarato Raghib Ali, Clinical Research Associate MRC Epidemiology Unit dell'Università di Cambridge.

 

Per questo motivo anche in Italia è tornato d'attualità il tema dell'immunità di gregge che per molti è stato identificato come la frenata decisiva alla pandemia e il crollo delle infezioni.

Mantenendo l'occhio su quanto sta avvenendo oltremanica questo muro di immunizzati ha certamente raffreddato la curva dei contagi che dopo l'impennata avvenuta durante le feste natalizie e nei primi giorni dell'anno potrebbe aver raggiunto il suo picco. Ma soprattutto sembra aver frenato la pressione ospedaliera. O meglio i rischi di vedere esplodere i reparti di terapia intensiva o salire il numero di decessi come a inizio 2021 sembra esser stati scongiurati. 

Immunità di gregge, l'Italia come la Gran Bretagna?

È possibile che ciò avvenga anche in Italia? Chi in questi due anni si è lanciato in previsioni e scenari, sia positivi che catastrofici, è stato spesso smentito dall'imprevedibilità del virus, dalle sue mutazione e dalla conseguente apparizione di nuove varianti come Delta prima e Omicron poi. Ad oggi la differenza tra Gran Bretagna e Italia, oltre al numero di infezioni e di persone guarite anche dopo la seconda dose, è nella percentuale di cittadini che hanno ricevuto la dose booster. Nel Regno Unito, che è partito in anticipo con la somministrazione della terza dose, è stato superato il 50 per cento mentre nel nostro Paese siamo circa al 36 per cento. Una forbice che tiene l'Italia probabilmente ancora lontana dall'obiettivo con il rischio che una fetta di popolazione ancora non del tutto coperta possa ingolfare i reparti come sta avvenendo in questi ultimi giorni. In tal senso i prossimi due-tre mesi, in attesa dell'arrivo di un clima più mite ed un aumento di copertura vaccinale (anche con prime dosi come effetto dell'obbligo per gli over 50, le persone più a rischio malattia grave), potrebbero risultare decisivi per una nuova fase della pandemia. 

Per il professore Matteo Bassetti l'immunità di gregge è l'obiettivo da perseguire. Il direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova lo ha ribadito ieri intervenendo a «Buongiorno Benessere» su Rai1. «Chi ha visto prima di noi la variante Omicron crescere in maniera importante, come il Regno Unito, oggi si trova il 98% della popolazione che è in qualche modo protetta almeno dalle forme più impegnative, tra vaccinati e chi è venuto in qualche modo in contatto col virus. Diciamo che gli inglesi hanno raggiunto l'immunità di gregge, quella superiore al 95%, alla quale speriamo di arrivare presto anche noi», ha spiegato. In Italia, ha rilevato ancora Bassetti, «c'è un aumento impressionante dei contagi. Crescono molto anche perché sono cresciuti, forse troppo, i tamponi eseguiti, fatti tante volte anche in maniera inappropriata. La pressione sugli ospedali sta crescendo, ma non in maniera esponenziale - ha osservato infine - come cresce il numero di persone contagiate. Siamo comunque di fronte a una situazione molto impegnativa».

Più cauto invece è stato il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano, che interrogato sul tema dall'Adnkronos Salute ha dichiarato: «Non dico che arriveremo all'immunità di gregge, ma a una situazione in cui, finito l'inverno, la gran parte di noi sarà in qualche modo contagiata e resterà solo una piccola quota di persone suscettibili sì». «Io ritengo - ha aggiunto - che si arriverà a una situazione come quella che vediamo per le influenze normali, in cui una grossa parte della popolazione alla fine della stagione in qualche modo non è più suscettibile».

Tuttavia - ha osservato Pregliasco - «rimarrà sempre una quota di persone scoperte, vuoi perché infettate all'inizio o vaccinate da più tempo. Queste persone diventeranno pian piano suscettibili e altre onde», più piccole, «come quelle di un sasso lanciato in uno stagno, dobbiamo immaginare di doverle subire anche nel futuro. Non è detto che arriveremo a una situazione in cui il 95% della popolazione è immune - non avendo memoria immunitaria sul lungo termine, visto che c'è gente che si infetta nuovamente anche dopo essersi già infettata - però sicuramente una quota tale che farà sì che le prossime onde non siano così grandi sì». Tutto questo, ha avvertito, «se non arriva un'altra Omicron. Immagino una situazione in cui solo una piccola quota è suscettibile, una quota che però si rinnova, perché qualcuno di volta in volta perde la condizione di immunità». Quindi il messaggio è: «Non possiamo immaginare l'eliminazione ed eradicazione da Sars-CoV-2 ma solo una situazione la vediamo per l'influenza».

Sulla possibile evoluzione della pandemia, il professor Stefano Menzo, direttore del Laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona, ha dichiarato che «avremo ancora per un pò un incremento delle infezioni, salvo interventi normativi restrittivi, dopodiché si arriverà ad un numero di contagiati tale da permettere, anche tra i non vaccinati, l'instaurazione di una immunità di gregge da infezione naturale, e questo consentirà piano piano di ridurre il numero delle infezioni e dei ricoveri. Un processo che potrà durare anche qualche mese».

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Idea completamente opposta invece è quella del virologo Francesco Menichetti, già primario del reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Pisa. «La circolazione virale non genera nessun risultato dal punto di vista sanitario - ha detto all'Adnkronos nei giorni scorsi - non genera l'immunità di gregge, non genera immunità protettiva ma mette solo a rischio tutta la popolazione. L'immunità di gregge - ha affermato l'esperto - è un totem irraggiungibile perché i virus respiratori danno un'immunità modesta e non duratura e la quarta dose di Israele dopo 4 mesi dalla terza la dice lunga e ci insegna che puntare tutto sul vaccino può non essere sufficiente. È determinante per proteggere dal Covid grave e letale ma può non essere sufficiente se non è associato a misure di contenimento del virus che in questa fase - ha ribadito - andrebbero mirate nei confronti di chi non è vaccinato».

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