Green pass, dal 1° aprile la svolta: quali regole cambiano (e cosa rischia l'Italia con le riaperture)

Stato di emergenza e Green pass, cosa rischia l'Italia con le riaperture? Crisanti: «60 mila morti l'anno»
di Gianluca De Rossi
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Lunedì 28 Marzo 2022, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 00:53

Ultimi giorni di stato di emergenza e poi via, ma piano piano, all'allentamento delle restrizioni imposte agli italiani per cercare di fermare la pandemia da Covid: con la fine di aprile il Super Green pass, obbligatorio per accedere nei locali al chiuso e per salire sui mezzi pubblici, lascerà spazio al Green pass base, segnale di una riapertura in vista dell'estate senza restrizioni. Tutto questo mentre si moltiplicano i segnali che i contagi e le vittime dovute al Covid non sono per nulla terminate. Anzi, in molte parti del mondo, soprattutto nell'est asiatico (come a Shanghai, in Cina), i casi si moltiplicano, con milioni di persone di nuovo costrette al lockdown. E in Italia cosa sta succedendo? Perché virologi, infettivologi ed esperti come Lopalco, Galli e Crisanti si stanno schierando contro le riaperture?

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Cosa rischia l'Italia?

La curva dei contagi sembra tornata in rapida risalita e questo crea allarme nella comunità scientifica. I ricoveri ospedalieri crescono in dieci regioni e in 6 supera il 20% dell'occupazione dei posti diponibili per i ricoveri: Calabria (34%), Umbria (32%), Basilicata (29%), Sicilia (25%), Marche (22%), Puglia (21%). L'occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% in Italia a fronte del 40% raggiunto esattamente un anno fa, ed è sotto il 10% in tutte le regioni, indicano i dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

E lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza conferma che «nelle ultime settimane c'è stato un aumento dei contagi, ma oggi osserviamo che la curva si è appiattita, e valuteremo nelle prossime settimane sulle misure da intraprendere, compreso l'uso delle mascherine al chiuso su cui abbiamo ancora l'obbligo, mentre altri Paesi non ce l'hanno», invitando gli italiani a tenere un atteggiamento di grande prudenza e attenzione.

Sullo stop all'uso delle mascherine c'è la netta presa di posizione di Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro Speranza, che afferma, riferendosi alla scelta effettuata negli Usa, che «lo stop alle mascherine al chiuso è mossa suicida», rincarando la dose sull'allentamento delle misure anti Covid in diversi Paesi europei, affermando che «corriamo il rischio, di questo passo, di rovinarci l'estate».

Quarantena e isolamento, dunque, rimangono «importanti misure di salute pubblica attuate per evitare l'insorgenza di ulteriori casi secondari dovuti a trasmissione di Sars-CoV-2 e per evitare di sovraccaricare il sistema ospedaliero», spiega il ministero della Salute

Crisanti: «Con questo ritmo avremo 60 mila morti l'anno»

«Se continuiamo con circa 100-150 morti al giorno, arriveremo in un anno a 60.000 decessi, collocando il Covid come prima causa di morte in Italia». E questi morti «non sono giovani non vaccinati, ma per lo più anziani su cui il vaccino non ha avuto efficacia». Quindi possiamo ridurlo «solo proteggendo i fragili dal contagio», ha detto stamani Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova, ad Agorà, su Rai 3, invitando a prevedere «un buono tamponi» per testare chi è a contatto stretto con loro.

Il vaccino, ha precisato, «ha diminuito la probabilità che un anziano sviluppasse una forma grave ma permette una copertura contro la trasmissione molto bassa, che dopo tre mesi cala al 30%, anche se prosegue per le complicanze di malattia. Nel frattempo, però, abbiamo un virus che ha un indice di trasmissione altissimo, pari al morbillo, con il quale tutte le misure di distanziamento sociale non funzionano». Questo significa che «bisogna proteggere i fragili dal contagio», perché «i 120-150 morti al giorno non sono no vax ma, nel 95% dei casi, sono fragili e vaccinati, questo significa che l'obiettivo è diminuire le possibilità di contagio di queste persone, innanzitutto facendo la quarta dose. Ma questa non deve essere un alibi, perché gli immunocompromessi possono non reagire neanche a 7 dosi». Quindi, ha concluso Crisanti, «se un fragile lavora, deve avere lo smart working e revocarlo per tutti è sbagliato». Se il fragile è un anziano e sta a casa, «si infetta quando parenti e badanti vanno da lui», quindi per incentivare queste persone a testarsi, «bisognerebbe prevedere dei buoni per fare un tampone molecolare».

Galli: «Errore togliere il Super Green pass»

«È stato un errore far saltare il Green pass rafforzato. Potevamo e dovevamo riaprire mantenendo il certificato verde. E anche il ritorno al lavoro, per particolari categorie, come gli insegnanti, si poteva fare diversamente, anche valutando, caso per caso, la presenza di risposte anticorpali. Ma certo non cancellando tutto dalla sera alla mattina. Così hanno vinto i no vax e abbiamo ridotto, in maniera significativa, l'incentivazione alla vaccinazione». Lo ha detto all'Adnkronos Salute Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano. In questo quadro «ultimamente di vaccinazioni se ne vedono ben poche - lamenta Galli - in particolare tra bambini e adolescenti. Rimango del mio parere: sarebbe stato assai opportuno mantenere il Green pass rafforzato. Purtroppo buona parte dell'Europa ha preso la stessa decisione in un momento in cui non era il caso di prenderla, tanto è vero che è partita un'altra piccola ondata legata ad Omicron 2».

 

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