Obesità e fat-shaming, l'intimo dolore che nessuno vuole capire

Obesità e fat-shaming, l'intimo dolore che nessuno vuole capire
di Maria Rita Montebelli
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Mercoledì 5 Febbraio 2020, 11:04 - Ultimo aggiornamento: 12:53
Si chiama fat-shaming, letteralmente vergogna del grasso, ed è una delle forme più crudeli di discriminazione e bullismo. Ovviamente nei confronti delle persone molto sovrappeso o obese. Ne sono vittime gli adolescenti a scuola e sui social, ma anche gli adulti sul posto di lavoro. Un problema non da poco in un Paese dove un bambino o adolescente su quattro dovrebbe perdere parecchi chili.

In Italia si contano ormai circa 25 milioni di adulti e 2 milioni e 300 mila bambini e adolescenti in lotta con il peso. Una vita perennemente sotto gli occhi degli altri che giudicano, ridono, umiliano. Non sapendo che quell'obesità può essere figlia di diversi fattori: genetici, ormonali, farmacologici. Senza dimenticare i disturbi del comportamento alimentare. Come la bulimia che obbliga a mangiare continuamente e tanto.

GLI ERRORI
In un romanzo ora troviamo raccontato tutto questo. Ci sono la levità e la crudeltà delle parole, i fatti, lo star male, la descrizione di ciò che significa essere sempre additati. Un libro per capire. Con Non superare le dosi consigliate (Guanda) della giornalista Costanza Rizzacasa D'Orsogna ci conduce per mano nella vita di una persona affetta da un disturbo del comportamento alimentare. Ci fa entrare nel suo spazio privato, nel dietro le quinte, ripercorrendo anche tutti gli errori della cosiddetta generazione farmaceutica, quella che aveva l'illusione di poter curare tutto con i farmaci. Un romanzo scritto in terza persona e non un memoir, per raggiungere con la sua storia spersonalizzata il maggior numero di persone.

LA BAMBINA
«Ho sofferto di disturbi alimentari per tutta la vita ricorda l'autrice Mia madre era bulimica, mangiava e vomitava, prendeva quantità impressionanti di lassativi. Ho cominciato a ingrassare tra i sei e gli otto anni e mia madre per, come diceva lei, aiutarmi dava i lassativi anche a me. Fino a far diventare dipendente anche me. Li ho presi per tutta la vita».

Dopo i farmaci per liberarsi del cibo, il vomito. «Finivo sempre al pronto soccorso ricorda - dove venivo liquidata come anoressica, senza che nessuno si sforzasse di capire cosa ci fosse dietro. Il vomito arrivava all'improvviso, durava anche due giorni, poi, così come era venuto, se ne è andava. Un disturbo invalidante che mi impediva di anche lavorare. Poi ho capito, che con il vomito buttavo fuori il dolore che avevo dentro. Il dolore se non lo tiri fuori, se non lo riconosci, trova la sua strada. Anche attraverso il vomito. Dopo i quaranta anni sono diventata obesa, come non ero mai stata in tutta la vita. E a questo punto ho iniziato a scontrarmi con i problemi pratici del quotidiano e con il dileggio nei confronti delle persone grasse. È una cosa devastante». Si è così resa conto, suo malgrado, che, per gli obesi, nessuno sembra avere pietà e il fat-shaming non risparmia nessuno. Qualche giorno fa, l'onorevole del Pd Filippo Sensi, presentando un ordine del giorno sul bullismo, ha raccontato in aula la sua esperienza. Di vittima da ragazzo definendo quegli attacchi uno «stigma riservato all'obesità come diversità intollerabile, ridicola, degna soltanto di disprezzo e derisione».

«Perfetti sconosciuti ricorda ancora la Rizzacasa D'Orsogna - mi fermavano per strada e mi dicevano cose terribili, mi insultavano per la mia obesità, mi guardavano con disprezzo, mi consigliavano di fare qualcosa, che fosse una dieta o un intervento chirurgico. E c'era addirittura chi mi toccava sui fianchi per vedere quanto fossi ingrassata, prendendosi delle libertà incredibili con il mio corpo».

L'IMMAGINE
I disturbi del comportamento alimentare sono patologie che distorcono il rapporto col cibo, col peso e con l'immagine corporea. L'anoressia è stata, in qualche modo universalmente capita e accettata mentre la bulimia soffre ancora di uno stigma sociale difficile da sopportare. Si tratta di patologie che riguardano soprattutto le donne, le adolescenti ma cominciano a colpire anche gli uomini tra i 25 e i 35 anni. L'età d'insorgenza di questi disturbi si sta abbassando sempre più, arrivando ad interessare anche bambine di 8-9 anni. In Italia si stima che siano più di 3 milioni le persone affette da disturbi dell'alimentazione di cui il 95,9% donne. Sia per la bulimia che per l'anoressia la fascia di età in cui l'esordio si manifesta più spesso è quella compresa tra i 15 e i 19 anni.

«L'obesità può essere il sintomo di un disturbo psichiatrico - spiega Vito Salvemini, direttore del servizio per la Diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare della Asl Roma 2 - Purtroppo, a differenza del nord dove i centri per il trattamento di questi disturbi sono più numerosi, al centro-sud la situazione è decisamente carente e spesso questi pazienti finiscono con l'essere trattati da specialisti senza le necessarie competenze».

IL FIOCCHETTO
Nel nostro Paese, dallo scorso anno, il 15 marzo si celebra la Giornata mondiale del fiocchetto lilla, dedicata appunto ai disturbi del comportamento alimentare. Un'occasione per far capire che molto spesso, dietro un giro vita troppo largo, o un fisico filiforme, si cela una vera e propria malattia, un vissuto di dolore e frustrazioni, che merita rispetto. E tutta la nostra comprensione.
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