Fase 2, il direttore Dea dell'Umberto I: «Giusto poter andare nelle seconde case. A fine settimana già sapremo qualcosa sui contagi»

Fase 2, il direttore Dea dell'Umberto I: «Giusto poter andare nelle seconde case. A fine settimana già sapremo qualcosa sui contagi»
di Raffaella Troili
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Maggio 2020, 10:17
Professor Francesco Pugliese, direttore del Dea e delle Aree critiche del Policlinico Umberto I, stiamo andando bene no?
«Sono i numeri che ci aspettavamo e probabilmente se non ci fosse stato il problema Rsa saremmo già ai livelli di Calabria, Umbria e Sardegna. Siamo riusciti a bloccare con il lockdown la circolazione del virus».
Ora si va verso una riapertura graduale.
«E un controllo del territorio differente, perché il virus non è sparito. Ma possiamo ricostruire i contatti e riavviare misure di isolamento in modo adeguato senza che ci scappi nulla di mano. Importantissimo resta l’isolamento regionale. Uscire va bene ma non dobbiamo muoverci più di tanto, far perdere i link epidemiologici».
È favorevole alla riapertura delle seconde case?
«Certo, è un controsenso rispetto alla libertà di muoverci in regione, perché non poter andare a controllare la casa dopo un anno? Oggi è prematuro ma man mano che ci sarà un allentamento credo sia naturale permetterlo. Anche perché certe case avrebbero risolto tanti problemi durante le chiusure, penso a chi non ha uno sfogo, un giardino e ha vissuto in clausura. La gente si riversa nei parchi? È normale, dopo due mesi di chiusura totale».
Che hanno dato i loro effetti.
«Gli italiani sono stati molto bravi, non avremmo questi risultati se non avessimo rispettato le regole. Pretendere una totale assenza di contatti a un certo punto sarà difficile, l’importante è che non sia una socialità stupida, in 50 chiusi in casa a bere e ubriacarsi da ragazzini».
Ma è ottimista.
«Abbiamo lavorato all’interno dell’ospedale a contatto stretto con i pazienti infetti, il Policlinico ha ricoverato più di 520 pazienti, valutati un migliaio, a parte presidi particolari come le terapie intensive, le uniche accortezze sono state mascherina e distanziamento. Su 1.650 tamponi effettuati sul personale sanitario solo 6 sono risultati positivi, lo 0,33%, un dato eccezionale. Questa attenzione sono sicuro appartenga a tutte le persone che via via usciranno. A fine maggio avremo le idee più chiare sulla nostra estate, il plexiglass è quanto di più stupido ci possa essere su una spiaggia areata, blocchiamo lì dentro il virus».
Non teme nuovi contagi?
«Il 18 è una data importante, le prime due settimane dalla fine del lockdown.
Considerando tempi di contagio e manifestazione dei sintomi cominceremo ad avere i primi casi proprio tra sabato e domenica, anche prima, e questo numero farà da linea guida negli ulteriori provvedimenti. Mi auguro non si faccia nessun passo indietro, il numero dei dimessi aumenta, abbiamo conoscenze maggiori e di pazienti gravissimi non ne vediamo più. Arrivano prima, seguiti meglio sul territorio, dovrebbe essere un regalo che ci lascia questo virus: la precocità della terapia domiciliare è la cosa più importante, dopo anni di totale assenza del territorio di cui hanno sofferto gli ospedali. Mi aspetto che si cominci oggi e non a settembre a ragionare su un sistema sanitario preparato a qualsiasi evenienza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA