Mancano i dottori, il software fa le diagnosi: ma affidarsi solo al computer può essere rischioso

Il più usato è UpToDate: l'85% di chi la usa ammette che questo strumento migliora la qualità dell'assistenza fornita ai pazienti

Mancano i dottori, il software fa le diagnosi: ma affidarsi solo al computer può essere rischioso
di Graziella Melina
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Martedì 17 Gennaio 2023, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 14:53

«Questo farmaco non lo conosco. Aspetti un attimo». Lo smartphone per fortuna è sempre alla portata di mano e così per il giovane neolaureato, di turno alla guardia medica, bastano due secondi per chiedere aiuto a Google. Non va meglio però se l'incertezza riguarda la diagnosi e i sintomi del paziente non sono chiari. In questo caso, per il malcapitato che ha bisogno di assistenza urgente non resta che rivolgersi al pronto soccorso. Che sia un problema di formazione, oppure di carenza di medici e allo stesso tempo di utilizzo spesso improprio di giovani leve, fatto sta che il rischio che si commettano errori diagnostici è sempre dietro l'angolo.

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GLI STRUMENTI
Le aziende produttrici di software, in realtà, già dagli anni '80 avevano capito che l'occasione per trarne profitto era ghiotta e così hanno cominciato a proporre strumenti che aiutano a trovare risposte per quesiti più o meno complessi. Da allora, l'utilizzo delle nuove tecnologie per i quesiti diagnostici si è sempre più diffuso: secondo una indagine di UpToDate, una piattaforma internazionale di informazioni cliniche, l'85% di chi la usa ammette che questo strumento migliora la qualità dell'assistenza fornita ai pazienti, l'82% ritiene che serve per prevenire gli errori e il 95% dice che così risparmia tempo.

Per capire la portata del fenomeno basti pensare che nel 2021 i medici in Italia hanno visualizzato argomenti clinici su UpToDate più di 3,3 milioni di volte. Eppure, affidarsi ai software per un consulto medico può essere davvero pericoloso. «Il tema della intelligenza artificiale e della interpretazione dei dati è complesso mette in guardia Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri . Il software non può essere il sostituto del medico, perché ogni persona ha le sue caratteristiche individuali. È chiaro che il professionista deve sapersi orientare sulla base di quello che ha a disposizione. Ovviamente, questi sistemi rappresentano la statistica, in percentuale potrebbero indicare quale potrebbe essere la migliore soluzione, ma non possono essere considerati come verità assoluta». E invece in molti lo fanno. «Esiste la convinzione che si possa saltare la valutazione clinica e la visita medica e che si possa fare la diagnosi addirittura da soli. Ma è impossibile - rimarca Claudio Cricelli, presidente della società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) . Nessun software è in grado di sostituire il ragionamento clinico, perché si tratta di strumenti che non tengono conto della estrema complessità della valutazione della persona. Il medico, infatti, non valuta la malattia, ma il singolo individuo».


IL SUPPORTO
Il cosiddetto supporto decisionale non è dunque una novità. «Anche i nostri medici di famiglia utilizzano software in presenza di alcuni sintomi ammette Cricelli sono utili perché possono aiutare a capire meglio quali sono le possibili implicazioni. Ma non dobbiamo pensare che oggi la carenza dei medici si possa risolvere con un software. Se il medico non c'è, non si può ricorrere all'intelligenza artificiale come se fosse una scorciatoia».
Ma se è vero che i medici, soprattutto giovani, hanno bisogno di consultare Google, il problema va risolto alla fonte. «La differenza tra un neolaureato che abbia fatto un corso di laurea eccezionale e quindi sia preparatissimo e un medico bravo è l'esperienza sottolinea Rocco Bellantone, ordinario di chirurgia dell'Università Cattolica di Roma . Il grande medico ha la genialità di intuire quali siano le situazioni attraverso l'osservazione e il dialogo attento con il malato, oltre che la visione degli esami». Ma è proprio la pratica clinica che lascia spesso a desiderare. «È fondamentale aver fatto almeno un tirocinio durante il percorso di laurea accanto a una persona che abbia una grande esperienza alle spalle spiega Bellantone - Per cui non bastano le nozioni». E figuriamoci se può bastare Google. «Si può utilizzare anche internet, sempre che si consultino fonti serie, però avendo accanto qualcuno che ti faccia interpretare le nozioni che stai acquisendo». Altrimenti si rischia di mandare allo sbaraglio giovani medici.

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