Vaccini, no dei farmacisti. Chiuso un liceo: contagi alla festa per i 18 anni

Vaccini, no dei farmacisti. Chiuso un liceo: contagi alla festa per i 18 anni
di Camilla Mozzetti e Raffaella Troili
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Sabato 3 Ottobre 2020, 22:11

Ancora numeri allarmanti quelli di ieri e riferiti ai nuovi casi positivi al Covid-19: in tutto 261, di cui 112 a Roma, 5 i decessi, oltre 14mila i tamponi. Nel bollettino pesano i contagi nelle scuole, dove quasi ogni giorno si registrano nuovi casi, ma i farmacisti frenano sulla possibilità di iniettare il vaccino influenzale nella propria struttura almeno fin quando non ci sia una legge ad hoc. La misura, necessaria per allargare il campo d’azione e permettere una prima fondamentale scrematura tra semplici influenzati e potenziali affetti da covid, è oggetto di uno studio da parte della Regione che prevede un sistema integrato tra vendite e somministrazioni e un piano che coinvolga i medici delle Uscar.

Intanto nelle scuole è allarme contagi. In particolare si può parlare di focolaio all’Avogadro dove da lunedì e per 7 giorni tutte e tre le sedi - via Cirenaica, via Novara e via Brenta - resteranno chiuse e si farà didattica a distanza. Una decisione inevitabile dopo quanto accertato dalla Asl e i casi di positivi che continuano a verificarsi: casi singoli ci sono in altre classi, almeno 14, specie quarte, ma tutto è nato in una quinta dove 7 ragazzi e un professore sono positivi. Dall’indagine epidemiologica è risultato che molti ragazzi - almeno una 50ina - sono entrati in contatto diretto con i positivi. E anche qui - come in precedenza al Russell - la causa dei contagi è riconducibile a una festa di 18 anni.

La scuola ha invitato i ragazzi che sono stati a contatto con i positivi a presentarsi oggi al drive-in del Santa Maria della pietà ma la corsa al tampone è già iniziata e stanno arrivando le prime notizie non rassicuranti. La preside Stefania Senni invita «famiglie e studenti a comportamenti più responsabili, che non vanifichino quanti sforzi mettiamo in atto a scuola. Feste, riunioni, ora per le elezioni studentesche, usciti da scuola i ragazzi si incontrano. Ma noi siamo al fronte. Sono delusa, sarà che credo molto nei giovani». E nonostante il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito inviti «a non avere paura, non c’è bisogno di chiusure anzi, dalle scuole mi aspettavo numeri diversi», ogni giorno si contano nuovi casi. Una classe in quarantena al classico Augusto dove un ragazzo di terza è risultato positivo, un’altra all’Iis Enzo Ferrari di via Grottaferrata; dad a distanza per 4 classi per una settimana allo scientifico Newton. Controlli anche in rsa e case di riposo; in corso l’indagine epidemiologica nel cluster di Villa Maria a Rocca di Papa (accertati altri 14 casi).

Intanto la Regione sta valutando alcune ipotesi da discutere con le categorie di farmacisti e medici di medicina generale dopo aver licenziato un’ordinanza che prevedere la possibilità di somministrare i vaccini anche nelle farmacie. Tra queste la creazione di una rete farmacisti-medici usando poi le Uscar, le unità mobili sanitarie, per l’inoculazione delle dosi. «I farmacisti sono pronti a dare una mano - spiegano Emilio Croce, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma e Venanzio Gizzi, numero uno di Assofarm - ma è necessario avere un quadro normativo chiaro in cui operare perché secondo un decreto regio del ‘34 il farmacista non può somministrare un vaccino, servono locali adatti e non tutte le strutture ne hanno». Le farmacie della Regione riceveranno 100 mila dosi dell’antinfluenzale, sul territorio regionale ci saranno 2,4 milioni di vaccini da iniettare, tanti ne ha acquistati il Lazio insieme a 1,8 milioni di dosi di vaccino anti pneumococcico per categorie a rischio e soggetti cosiddetti fragili.

Medici di famiglia e centri vaccinali saranno chiamati a uno sforzo maggiore e dunque l’aiuto dei farmacisti potrebbe essere utile. Ma come fare se il farmacista può solo vendere e non iniettare? La soluzione potrebbe essere quella di mettere in rete farmacisti e medici di famiglia attraverso le Uscar, le unità mobili che hanno girato il territorio effettuando tamponi e test. La Regione sta valutando l’ipotesi di un piano che funzionerebbe così: un gruppo di farmacie di quartiere anche attraverso una campagna informativa vendono le dosi ai clienti fissando appuntamenti settimanali con le Uscar che andranno a posizionarsi in una piazza di zona raccogliendo le prenotazioni dei centri farmaceutici. Il cliente acquista la dose e tramite la farmacia va a farsi fare il vaccino dal medico Uscar. Perché non farlo nelle farmacie? «Perché il medico come figura professionale - spiega Pier Luigi Bartoletti, vicepresidente dell’Ordine dei medici e segretario provinciale della Fimmg - non può operare dentro una farmacia e la somministrazione del vaccino deve avvenire sotto la supervisione di un medico non basta l’infermiere. Lo dice la legge». 
 

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