Covid, più tristezza, meno fiducia: l'ondata che ci ha cambiato

Covid, più tristezza, meno fiducia: l'ondata che ci ha cambiato
di Diodato Pirone
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 18 Novembre 2020, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 08:40

Gli italiani vivono la seconda ondata del Sars CoV-2 in maniera quasi opposta alla prima. La spinta all'unione e l'incoraggiamento reciproco che a marzo fecero emergere un certo senso civico collettivo sono state sostituite da una dose molto alta di rabbia e di malinconia.

C'è molto rancore verso istituzioni litigiose che sembrano aver gestito in modo maldestro l'improvvisa e rapidissima crescita dell'epidemia riesplosa a ottobre dopo un settembre tranquillo. Di qui un livello di fiducia basso verso il governo mentre resta alto quello verso i medici e il sistema sanitario in genere.

Le nuove norme, poi, con il repentino passaggio di alcune Regioni dalla fascia gialla a quella rossa hanno creato moltissima confusione: poco più della metà dei cittadini ritiene chiare le disposizioni in vigore nella propria Regione e la quota diviene minoritaria a Nordovest e nelle Isole.

Ci si fida solo dei medici, come detto, ma anche in questo caso, con qualche distinguo e minore intensità rispetto alla scorsa primavera. E infatti la corsa al vaccino anti-Covid si scontra con una popolazione divisa: se il 42% degli italiani è pronto a vaccinarsi, il 34% non intende farlo (il 14% nemmeno se fosse obbligatorio), ma un quarto dei cittadini si dice ancora indeciso. Infine va segnalata una enorme emotività nazionale con l'epidemia che viene vissuta con ansia da una quantità di italiani addirittura doppia rispetto ai tedeschi e ai polacchi.
Questi sono i segnali più interessanti che emergono da un vasto sondaggio della triestina SWG chiuso lo scorso 15 novembre.

Gli analisti indicano nell'incupirsi dell'umore collettivo l'indicazione più interessante emersa negli ultimi giorni. «La tristezza ha superato la speranza», è il titolo della slide SWG che fa vedere come nell'ultima fase l'umore malinconico abbia raggiunto la quota indicativa di 29 punti superando la speranza scesa a quota 25. Nello scorso marzo la prima era sempre a 29 ma la seconda a 38. Sul tutto domina l'incertezza rilevata a quota 57 contro il 49 della fine dell'inverno scorso.

Vittoria Oliveri: «Per ora mi alleno ma ho tanta paura che ci richiudano»

Jacopo Mastrangelo: «Sabato tornerò a suonare sul tetto però ora è diverso»

Tristezza e paura

Tristezza e paura si riverberano anche sui livelli di fiducia. Quella verso il governo è piuttosto bassa e si ferma al 39%. Appena più in alto quella verso «la propria Regione» che segnala una media nazionale del 47%. La fiducia viene riservata però sia al sistema sanitario gratificato da un livello di soddisfazione del 61% (che per il 16% degli italiani è addirittura alto) sia ai medici che veleggiano fino a quota 85%.

Paradossalmente questo alto livello di fiducia non si riflette sul vaccino che è visto con sospetto da un italiano su tre (il 34% per l'esattezza). Il carotaggio SWG rileva che il 14% degli intervistati (cioè un italiano su sei) dice di non volersi vaccinare contro il Covid anche se l'inalazione dovesse diventare obbligatoria.

Un elemento che sicuramente incide sullo scarso livello di fiducia verso le istituzioni deriva dalla confusione sulle regole di lockdown diverse da Regione a Regione. Il 13% degli italiani non le ha proprio capite, il 30% dichiara che sono poco chiare e solo il 7% assicura d'averle comprese.

Assai interessante il capitolo dell'indagine che la SWG dedica al confronto fra il sentiment degli italiani e quello di altri popoli europei. Un dato su tutti: in Italia il livello di preoccupazione è molto più alto (7,3 su 10) rispetto a quello di Francia (6,9) e Germania (6,1). Anche l'impatto economico del Covid è pesante per gli italiani: il 35% dichiara d'aver ridotto il proprio standard di vita, solo i francesi se la passano peggio.
 

Zona rossa: regioni Puglia, Liguria e Basilicata verso la stretta

ROMA "Al momento non c'è una crescita dell'epidemia, ma forse una leggera diminuzione". Così ieri, Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, analizzando la situazione italiana nella consueta conferenza stampa di aggiornamento ha acceso una prima flebile luce in fondo al tunnel.


© RIPRODUZIONE RISERVATA