Covid, Ricciardi: «Contagi, la stretta serve. Tamponi per chi arriva da Regno Unito e Belgio»

Covid, Ricciardi: «Contagi, la stretta serve. Tamponi per chi arriva da Regno Unito e Belgio»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 27 Settembre 2020, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 11:17

«Sui contagi siamo al limite», avverte Walter Ricciardi, il superconsulente del Ministero della Salute per l’emergenza Covid e membro italiano del board dell’Oms. «Siamo messi meglio rispetto ad altri Paesi come la Francia, perché abbiamo fatto una serie di scelte durante e dopo il lockdown, ma adesso paghiamo l’allentamento della guardia che è avvenuto in estate».

I rischi quali sono?
«È un effetto a catena: tutto quello che si è verificato con quel senso di “liberi tutti” ha poi determinato casi che si sono riprodotti nelle famiglie e ora si iniziano a trasferire nelle scuole. Siamo ancora in condizione di controllare questi focolai. Ma non possiamo andare oltre. Questa è un’epidemia che a un certo punto ha una crescita esponenziale. Se hai tremila casi oggi, dopo due settimane stai a quindicimila. Dobbiamo metterci in testa che non dobbiamo più sgarrare».

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È d’accordo con il prolungamento dello stato d’emergenza oltre il 15 ottobre?
«Il governo deciderà sulla base dei dati. E siccome i dati, sono sicuro, saranno peggiorativi, c’è la necessità di mantenere lo stato d’emergenza. Almeno fino a quando i numeri non miglioreranno». 

Come interverrà il governo sui voli dai territori a rischio, per cui oggi è previsto il tampone all’arrivo? Potrebbero essere inseriti altri Paesi nella lista?
«Si, potrebbero essercene altri. La Grecia adesso ha numeri buoni, non ha senso tenerla in quel gruppo. La Gran Bretagna invece ha numeri preoccupanti, come il Belgio e la Danimarca».
Potrebbero quindi essere inseriti nella lista, al posto della Grecia?
«Se non migliorano i loro dati, sono Paesi da tenere sotto controllo».

Sempre con i tamponi obbligatori all’arrivo?
«Sì, secondo noi dovrebbe diventare quello il sistema in tutta Europa».

I tempi quali sono?
«Ogni settimana si fa un punto della situazione e si fanno le modifiche, sia inserendo Paesi che togliendoli».

Sugli stadi, il Cts ha detto chiaramente: non esistono le condizioni per ulteriori aperture. Condivide?
«Non è proprio il momento di abbassare la guardia, favorendo aggregazioni di migliaia di persone. Aspettiamo almeno due settimane per verificare cosa sta succedendo nelle scuole».

Altro tema spinoso, la ripresa delle lezioni: si registrano già centinaia di casi. Ha la sensazione che il sistema stia tenendo?
«Ci saranno fatalmente contagi, ma per ora mi sembra di sì. Ma aspettiamo altre due settimane».

Parlavamo degli stadi. Le discoteche sono chiuse fino al 7 ottobre. Il divieto proseguirà?
«Dispiace dirlo, ma le discoteche non sono “apribili” durante un’epidemia. Mi rendo conto che sia un danno enorme per chi fa questo lavoro, ma è un ambiente assolutamente incompatibile, soprattutto al chiuso».

Gli ospedali sono pronti per una seconda ondata? Il Ministero ha stanziato centinaia di milioni per mettere in sicurezza i pronto soccorso, per esempio con percorsi differenziati per i pazienti con i sintomi del Covid. Oggi le strutture sanitarie sono preparate?
«La situazione non è soddisfacente, almeno 2 ospedali su 3 sono inadeguati. Alcune regioni come l’Emilia, il Veneto, anche il Lazio, sono messe bene. Altre sono molto indietro, è allarmante».

I malati Covid ricoverati in ospedale sono triplicati in un mese. La rete è pronta per una seconda ondata?
«Le terapie intensive sono preparate, abbiamo raddoppiato i posti. Per le terapie sub-intensive, che accolgono molti più pazienti, sono preoccupato. Il potenziamento è avvenuto a macchia di leopardo. Sono un punto interrogativo».

Perché l’app Immuni è ferma a 5 milioni di download?
«Ha vinto la demagogia, eppure l’app è essenziale. Già ora i dipartimenti che si occupano del tracciamento dei casi manualmente sono in difficoltà. Figuriamoci quando i casi saranno di più. Pensiamo al Lazio, dove pure il contact tracing funziona: ha 200 casi al giorno, ognuno di questi determina indagini per 4,5,6 persone. Quindi devi tracciare mille persone al giorno. Ovvio che, già così, vai in difficoltà. Scaricare l’app è fondamentale. E c’è un’altra cosa che possiamo fare tutti».

Quale?
«Vaccinarci contro l’influenza. Le temperature si sono abbassate, tra un po’ arrivano i raffreddori, poi l’influenza. Tutte sindromi con gli stessi sintomi del coronavirus. Se ci saremo tutti vaccinati, sapremo che l’influenza sarà un’evenienza improbabile».
 

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