Covid giovani, più connessi ma più isolati. Sondaggio Sip: l'80% prova emozioni negative

Covid giovani, più connessi ma più isolati. Sondaggio Sip: l'80% prova emozioni negative
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Sabato 8 Maggio 2021, 07:05

La pandemia di Covid-19 è causa per l'80% di bambini e adolescenti in Italia di emozioni negative: il tempo trascorso davanti ai device, oltre otto ore di connessione, non ha fatto che scatenare nei giovani un senso di isolamento. È quanto emerge dal sondaggio condotto da Società Italiana di Pediatria, Polizia di Stato e Skuola.net su un campione di 10 mila studenti - di cui 6.500 ragazzi tra 15 e 18 anni e 3.500 tra 9 e 14 anni - costituito per il 65% da ragazze e per il 35% da ragazzi, rappresentativo di tutto il territorio nazionale. Obiettivo dell’indagine: indagare il rapporto dei giovani con le nuove tecnologie in tempo di pandemia, ma anche sottolineare le difficoltà del momento attraverso testimonianze di vita reale in questo periodo così particolare e provante.Il sondaggio è stato condotto a marzo 2021 e i risultati sono stati messi a confronto con una ricerca analoga, condotta sempre da SIP, Polizia di Stato e Skuola.net a ottobre 2019, ossia prima che bambini e adolescenti italiani conoscessero la lunga fase di confinamento dovuta al virus SARS CoV-2, con la chiusura delle scuole, la didattica a distanza, il diradarsi delle relazioni sociali e delle occasioni di socialità.

I dati

Ben il 54% del campione esaminato dichiara di usare i media device per più di tre ore al giorno, oltre al tempo trascorso in DAD (il 50% nella fascia 9-14 anni, il 57% in quella 15-18 anni).  Al di fuori della didattica, i dispositivi vengono usati prevalentemente per comunicare con gli amici (36%), usare i social (24%), guardare video o film (21%), giocare ai videogame (11%), solo marginalmente per fare ricerche (8%).
In assenza di contesti fisici sociali il 25% degli intervistati dichiara di sentirsi più isolato e avverte la mancanza di una relazione in presenza, il 24% si sente più stressato, il 18% più triste, il 14% dichiara di aver paura per i propri familiari e per il proprio futuro, appena il 6% afferma che i rapporti interpersonali sono migliorati grazie alla tecnologia.

Soltanto il 13% dichiara di non aver sperimentato nessuna delle emozioni appena elencate. E mentre i più grandicelli (15-18 anni) si sentono maggiormente stressati (27% contro 18%) e preoccupati (15% contro 11%), i più piccoli (9-14 anni) si sentono un po’ più isolati (28% contro 24%).

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I rischi collaterali

Numerosi studi clinici hanno evidenziato quanto, rispetto al periodo precedente la pandemia, negli ultimi mesi si sia verificato un importante peggioramento delle abitudini alimentari, associato a una significativa riduzione dell’attività fisica. Tali comportamenti scorretti, ai quali si aggiunge l’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi, incrementano notevolmente il rischio di sviluppare obesità, che può essere ormai considerata come una seconda pandemia, forse più silenziosa, ma egualmente preoccupante se si considerano gli effetti negativi a lungo termine sulla salute dell’individuo. 
«Recenti ricerche confermano che l’uso dello smartphone nelle ore serali interferisce non solo con l’addormentamento, ma anche con la qualità del sonno», dichiara Elena Bozzola segretario nazionale SIP. «La deprivazione del sonno, tra l’altro, aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, disfunzioni metaboliche, diabete mentale; inoltre, una sua scarsa qualità può comportare stanchezza, depressione, disturbi con l'alcol, disturbi ossessivo-compulsivi, abuso di sostanze, risultati scolastici scadenti».
A ciò si aggiungano i rischi della Rete a cui gli utenti sempre più giovani sono esposti essendo stati costretti a bruciare le tappe nell'uso delle nuove tecnologie a causa del Covid, come fa notare Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. Una situazione, questa, che richiede necessariamente una «corretta educazione al digitale, che deve partire sin dalla preadolescenza, visto che l'uso prolungato delle nuove tecnologie, pur partendo da buone premesse come la voglia di socialità, produce spesso e volentieri l'effetto contrario» spiega Daniele Grassucci, founder e direttore di Skuola.net. «L'onere di questa educazione non può essere demandata esclusivamente alle famiglie, seppur centrali. Un ruolo importante deve essere giocato necessariamente dalla scuola, che conoscendo forse meglio i nostri ragazzi, se non altro per il tempo passato a contatto con loro, sa quali tasti spingere per centrare l'obiettivo».

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