Tornano le code nei centri vaccinali. Ed è una buona notizia. Significa che si sta consolidando la coscienza che è necessario rafforzare la protezione contro il Covid a sei mesi dalla seconda dose. «Contano due elementi: con il passare dei giorni, aumenta la platea per la terza dose, vale a dire tutti gli over 60 che sono stati immunizzati da più di 180 giorni; inoltre, i cittadini vedono l’incremento dei casi, in Italia e negli altri Paesi europei, comprendono che la pandemia non è ancora terminata ed è meglio proteggersi» spiega il dottor Valerio Mogini, coordinatore per la Croce rossa di quattro grandi centri vaccinali a Roma dove, quando la campagna di immunizzazione era ai picchi, si sono effettuate anche 10mila iniezioni al giorno.
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Scenario
Due numeri spiegano bene come mai ieri, in alcuni hub, c’erano attese anche di mezz’ora grazie al rinnovato forte afflusso.
Incognite
Osserva il dottor Enrico Di Rosa, dirigente dell’Asl Roma 1: «Oggettivamente nell’ultima settimana abbiamo avuto un forte afflusso ai centri vaccinali. E speriamo che aumenti, perché la protezione con le terze dosi è fondamentale, non c’è tempo da perdere». Secondo gli esperti convincere a ricevere il richiamo chi si è già vaccinato non sarà particolarmente difficile, siamo di fronte a persone che hanno già avuto fiducia in questo strumento. Attenzione, però, a non dimenticarsi degli oltre sette milioni che ancora non hanno ricevuto neppure una dose e che rifiutano la vaccinazione, si tratta di un problema serio in vista dell’inverno. La variante Delta ha un R con zero pari a otto, significa che prima o poi tutti coloro che non sono immunizzati si contageranno. Resta alta la preoccupazione per due categorie, vaccinate più di sei mesi fa, e non ancora totalmente protette: gli operatori sanitari sono i primi ad avere ricevuto i vaccini a gennaio e febbraio, per ora hanno ancora una percentuale di adesione insufficiente alla terza dose, attorno al 50 per cento; anche gli insegnanti furono vaccinati nella fase iniziale della campagna, per una gran parte di loro la protezione sta scemando, ma - a differenza di medici e infermieri - vale il principio del limite di età e dunque possono ottenere la terza dose solo i prof over 60. Ieri l’assessore alla Salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, ha chiesto al governo di eliminare il limite. Nonostante questo, però, i dati mostrano una ripartenza delle terze dosi, con una media giornaliera (esclusi i festivi) di 110-120mila iniezioni, con punte di 122mila (il 5 novembre). Se si riuscisse a mantenere costante questo andamento si arriverebbe a circa 700-800mila iniezioni settimanali che potrebbero rendere meno pesanti gli effetti della quarta ondata, che anche ieri ha fatto registrare più di 6mila nuovi casi in un giorno.
Rabbia
Veneto e Lombardia hanno il record di nuovi contagi (sopra quota 800), ma se si considera il numero di abitanti allora è il Friuli-Venezia Giulia il vero grande malato: 287 nuove infezioni con un ottavo della popolazione della Lombardia. In altri termini: se la Lombardia avesse la stessa incidenza del Friuli-Venezia Giulia, conterebbe oltre 2.000 contagi in un giorno. A Trieste il focolaio legato alle proteste No pass e No vax ha raggiunto quota 200, in ospedale sono stati attivati nuovi posti letto e sospesi gli interventi chirurgi. Il giornale on line “Triesteprima” riporta lo sfogo dei primari dell’ospedale giuliano, infuriati per l’incoscienza dei manifestanti e dei No vax. «A chi aspetta da due anni l’intervento che ora viene riprogrammato chissà quando dirò di rivolgersi a Puzzer» dice infuriato il dottor Nicolò De Manzini, primario del reparto di Chirurgia.