Covid, allarme di Sanguinetti: «Dati preoccupanti, persi gli effetti del lockdown che era un'arma a colpo unico»

Covid, allarme di Sanguinetti: «Dati preoccupanti, persi gli effetti del lockdown che era un'arma a colpo unico»
di Lorena Loiacono
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Mercoledì 14 Ottobre 2020, 17:47 - Ultimo aggiornamento: 20:50

Professore Maurizio Sanguinetti, Direttore del dipartimento scienze di laboratorio e infettivologiche del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, i numeri dei contagi continuano a salire e così anche l'allerta Adesso cosa si fa?

«La risposta potrebbe essere cosa si sarebbe dovuto fare prima».

Qualcosa non è andata per il verso giusto?

«Si sarebbero dovute seguire con più attenzione le norme.

Parliamo di regole che non sono repressive, dal punto di vista delle libertà personali, ma sono di buon senso. Non c'è assolutamente la volontà di oppressione. Purtroppo dobbiamo farlo perché non ci si è controllati quando era al momento».

A che punto siamo oggi?

«I numeri sono preoccupanti e probabilmente continueranno a salire, comunque non diminuiranno, per un periodo non breve. Il problema è proprio questo: i malati sono in numero crescente e nulla lascia presagire che la situazione migliori in breve tempo. Non sappiamo quando arriverà il punto di non ritorno, per questo servono misure per evitare che ci si arrivi».

Che cosa possiamo fare?

«Ormai le cose da fare le sappiamo: ridurre occasioni di contagio il più possibile, ma non si tratta certo di clausura. Mi sembra che qui si vada dal terrore all'assoluta negazione dell'evidenza».

Forse perché si sente dire che il virus sia diventato meno aggressivo, è così?

«No, il virus non è più buono di prima, non è cambiato. Direi che è cambiato l'approccio alla malattia. Il virus circola in modo energico, non siamo arrivati al contagio zero come la Cina. Serve un'attenzione costante».

Che cosa intende per approccio?

«Oggi, rispetto ai mesi di marzo e aprile, abbiamo più conoscenza e più risposte. Quindi maggiori possibilità di dare una diagnosi precoce: possiamo mettere in atto terapie che ora sono note, mentre nei mesi di marzo e aprile dovevamo provare. Sappiamo come si reagisce all'uso del cortisone e ad alcuni anti-virali. Non periamo tempo prezioso con l'uso di farmaci che si sono dimostrati non efficaci. Ma non è tutto facile: non è facile per niente. Abbiamo un problema, esiste ed è dannoso negarlo». 

Ora come si affrontano i contagi?

«Adesso cerchiamo di limitare i danni: mi pare evidente che sono andati perduti gli effetti benefici del lockdown. Ma sappiamo bene che era un'arma a un colpo singolo».

Che significa?

«Una tale misura restrittiva poteva essere usata una sola volta, ma non la abbiamo usata bene perché poi, nei mesi a venire, ci siamo crogiolati sugli effetti positivi. E ne abbiamo perso gli obiettivi raggiunti. Ora dobbiamo ricominciare ma non possiamo avere un altro lockdown».

In nessun caso?

«Immagino che, probabilmente, se necessario si potrà fare solo localmente. Con effetti meno efficaci».

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