Lockdown leggero più vicino, Italia nello scenario 4: indice Rt a 1,6

Lockdown leggero più vicino, Italia nello scenario 4: indice Rt a 1,6
di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 01:48 - Ultimo aggiornamento: 14:19

L’indice di trasmissione in Italia ormai è ampiamente sopra a 1,5. Lo confermerà oggi il report settimanale della cabina di regia del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità che calcola l’indice di trasmissione, la velocità di diffusione del coronavirus. Una settimana fa eravamo a 1,5, oggi quel valore oscillerà tra 1,5 e 1,6 e questo significa che di fatto non siamo più nello scenario 3, ma nel 4, secondo la classificazione dei livelli di rischio inserite nel dossier che regola le reazioni del Paese di fronte all’avanzata del contagio. Siamo al livello massimo. Ieri la Liguria ha vietato, nei fine settimana, gli spostamenti superflui dalle 21 alle 6. Il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri: «Nessun sistema sanitario reggerebbe a questi numeri, tanto meno in Italia. Le terapie intensive non sono un problema in questo momento, ma non io sono in grado di dire se saranno sufficienti se non riusciremo ad abbassare la curva. Le Regioni da maggio potevano attuare il piano di rafforzamento. Noi ora abbiamo un grande problema di affollamento degli ospedali con l’intasamento dei pronto soccorso».

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L’indice di trasmissione di alcune regioni è ormai a 2, a partire da Campania e Lombardia, la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria sono altre regioni in affanno. Il Lazio sta meno peggio, è a 1,49: attorno a 1,3-1,4 a Roma, anche a 1,6 nella provincia di Viterbo.

I dati di ieri hanno confermato che non solo sta continuando l’incremento dei nuovi casi ma che, particolare molto preoccupante, sono altissimi quelli dei ricoveri e dei decessi (217). Ieri 26.831 nuovi casi positivi (il mercoledì di una settimana prima erano stati 16.079). Certo sono stati eseguiti molti tamponi: 201.452. Arcuri: vogliamo arrivare a regime ai 200mila tamponi molecolari giornalieri, a cui si aggiungeranno 100mila test rapidi antigenici, in questo modo ogni giorno saranno esaminate 300mila persone.

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Ospedali sotto stress 

La pressione sugli ospedali - quella che Arcuri ha detto che bisogna alleggerire favorendo il tampone e l’assistenza a domicilio - non si ferma: altri 115 posti in terapia intensiva sono stati occupati da pazienti Covid (siamo a 1.651), mentre i ricoveri con sintomi sono 15.964. Tra le Regioni incremento sostenuto di nuovi positivi in Lombardia (7.339), Campania (3.103) e Piemonte (2.585). Nonostante la situazione Giuseppe Conte sceglie una posizione attendista, basata sui principi di «gradualità e proporzionalità». «C’è la massima attenzione ed è continuo il monitoraggio della curva dei contagi, come costante è il confronto con gli scienziati», spiegano a palazzo Chigi, «ma visto che abbiamo messo in campo tre Dpcm in poco tempo, l’ultimo domenica scorsa, dobbiamo vedere gli effetti delle misure adottate prima di considerare ulteriori interventi». Insomma, per il premier si tireranno le somme soltanto domenica 8 novembre, per varare un’eventuale nuova stretta lunedì 9. Il ministro della Salute Roberto Speranza e quello della Cultura Dario Franceschini, esponenti dell’ala rigorista, invece avrebbero già adottato misure più stringenti per evitare di finire come la Francia. E il responsabile dell’Economia, Roberto Gualtieri, in vista del probabile nuovo giro di vite ha già fatto sapere che verranno messe in campo tutte le risorse necessarie. La soglia di allarme: 2.500 malati in terapia intensiva e 35-40mila contagi.

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Il lockdown morbido

 L’ipotesi più accreditata, in questo scenario, è quella di un lockdown morbido sul modello francese: aziende, fabbriche e uffici aperti, ma tutti a casa, negozi chiusi (tranne quelli di generi alimentari), si esce solo per andare a lavoro o per portare i bambini alle elementari o alle materne, per fare la spesa e per ragioni mediche. Quasi certo anche lo stop agli spostamenti oltre i confini comunali e regionali e lockdown territoriali ferrei nelle città più colpite dal virus. Milano e Napoli in primis. Nella città lombarda la chiusura potrebbe scattare già nel week-end, quando il sindaco Beppe Sala farà il punto con il governatore Attilio Fontana.

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