Covid Italia, Rezza: «Rt tende a non scendere più. Vaccino? Per ora non a bambini»

Covid Italia, Rezza: «Rt tende a non scendere più. Vaccino? Per ora non a bambini»
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Venerdì 18 Dicembre 2020, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 15:43

«L'Rt tende a non scendere più, c'è la tendenza a un'inversione in atto» e per questo motivo in questo periodo «dobbiamo avere atteggiamenti previdenti». Con l'obiettivo di «evitare che l'epidemia riparta durante la campagna vaccinale: questo è un rischio da scongiurare». Pensiero e parole di Gianni Rezza, direttore della prevenzione del Ministero della Salute, intervenendo al Forum Risk Management di Arezzo.

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«Nelle scorse settimane - ha aggiunto - abbiamo visto una tendenza positiva, ma ora abbiamo un numero di decessi ancora alto, siamo sopra-soglia per i posti occupati in area medica e intensiva.

Non stanno più scendendo l'Rt e l'incidenza.In questa situazione si impone prudenza».

 

Vaccino e bambini

Parlando di vaccini, Rezza ha sottolineato: «Per ora non è previsto l'inserimento dei bimbi nella campagna vaccinale. E questo per diversi motivi: non mi risultano ci siano sperimentazioni su bambini. Inoltre sono meno suscettibili al Sars-Cov-2 e più raramente hanno sintomi e malattia gravi. Terzo non sono stati identificati come popolazione che sostiene la trasmissione dell'infezione nella comunità».

Rispetto alle donne incinte, per le quali in Gran Bretagna il vaccino è controindicato dalle linee guida, Rezza spiega: «per la vaccinazione contro il Covid-19 in gravidanza mancano studi e, essendo in genere le donne incinte giovani e a basso rischio di sviluppare malattia grave, credo che in una prima fase ci si possa astenere dal vaccinarle». I giovani e gli adolescenti, per altre malattie sono considerati driver dell'epidemia ovvero coloro che portano l'infezione a casa, quindi spesso vengono vaccinati per fermare la diffusione dell'infezione. Tuttavia, precisa Rezza, «nel caso del Covid non abbiamo nozione di quali siano i driver che sostengono la malattia, quindi si privilegerà la vaccinazione di chi è più vulnerabile, come gli anziani o i soggetti fragili, o di chi è più esposto, come gli operatori sanitari, piuttosto che non vaccinare gruppi amplificatori di malattia». Quanto all'immunità di gregge, ovvero il superamento di una soglia di vaccinazione della popolazione, pari al 60-70%, ha concluso l'esperto, «è un obiettivo da raggiungere in un secondo momento non all'inizio della campagna vaccinale, in cui dovremo soprattutto proteggere chi è più a rischio».

Gli effetti della stretta

«Si inizierà a vaccinare il 27 dicembre prima con poche dosi, dopo con sempre più dosi. Si incominceranno a proteggere persone fragili o esposte, come gli operatori sanitari. Passeranno dei mesi prima di vedere degli effetti a livello di popolazione», dice Rezza. «L'impatto della pandemia da Covid-19 sulla salute dei pazienti: l'esempio dell'Hiv». « Naturalmente non si otterrà un effetto immunità di gregge fino a che non si vaccinerà gran parte della popolazione, il 60-70% - spiega Rezza - non abbiamo identificato a differenza dell'influenza dei veri amplificatori dell'epidemia. Per l'influenza sono ragazzi, scuola, bambini, nel caso del Covid non sappiamo bene. E quindi non vacciniamo per proteggere gli altri ma per dare protezione diretta a persone che vengono vaccinate, fragili, vulnerabili, esposte». «Passeranno dei mesi prima di vedere degli effetti a livello di popolazione, individuali da subito- conclude - è chiaro che durante questo periodo occorre mantenere comportamenti prudenti perché altrimenti le ondate potrebbero susseguirsi».

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