Covid e vaccinazioni, infermieri disertano il bando per 12mila posti: pesano paura del virus e contratti a termine

Covid e vaccinazioni, infermieri disertano il bando per 12mila posti: pesano paura del virus e contratti a termine
di Graziella Melina
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Sabato 9 Gennaio 2021, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 17:26

La campagna per il vaccino anti Covid fa sempre più fatica a ingranare. Al problema dell’approvvigionamento delle fiale si aggiunge ora la grana della mancanza dei vaccinatori. Il bando della Protezione Civile, per il reclutamento di 12mila tra infermieri e assistenti sanitari, è stato pressoché snobbato. Dal calcolo, ancora non definitivo, delle adesioni, gli infermieri che si sono resi disponibili a vaccinare sono 3.980, 408 invece gli assistenti sanitari. Restano ancora da esaminare altre 4.997 domande.

A scoraggiare i partecipanti pare siano soprattutto questioni di prudenza.

Per gli aspiranti vaccinatori, per lo più liberi professionisti o pensionati, non è stata prevista infatti la priorità della vaccinazione, destinata per il momento solo agli operatori degli ospedali e delle rsa. Ma, a ben vedere, anche le altre condizioni previste, non ultima quella economica, hanno fatto desistere anche i più volenterosi.


IL BANDO
Eppure, al bando pubblicato a marzo per reclutare personale a supporto della task force della Protezione Civile, avevano aderito in quasi diecimila. «In questo caso - spiega Nicola Draoli, consigliere del comitato centrale della Fnopi (la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) - il bando si rivolge ad una platea di pensionati, ma immagino che non se ne trovino così tanti, e di liberi professionisti.

Entrambe le categorie, però, non sono entrate nella prima fascia dei vaccinati. Secondo noi era ovvio prevedere almeno un’attenzione particolare per questi infermieri e decidere di vaccinarli al pari degli altri. Oltretutto, l’operazione avviene attraverso un’agenzia di lavoro e questo costituisce un impedimento di natura contrattuale per un infermiere libero professionista con partita Iva. C’è una stortura normativa e fiscale. E poi - ammette Draoli - l’impegno economico garantito è la metà di quello dei medici, pur essendo richiesto lo stesso servizio. Nel primo bando, invece, le condizioni erano sicuramente molto più vantaggiose». Per Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, la bassa adesione al bando era prevedibile. «Hanno mandato la domanda in pochi semplicemente perché gli infermieri non ci sono - rimarca - Da quando è scoppiata l’epidemia tutti stanno cercando infermieri.

Le case di riposo hanno fatto carte false per poterne trovare. Quindi, viste le condizioni del bando per la vaccinazione o si prendono quelli disoccupati oppure come si può pensare che un infermiere lasci il proprio lavoro per nove mesi e per essere assunto per di più da un’agenzia di reclutamento? Tutti sanno che la carenza di infermieri è ciclica: l’abbiamo affrontata nel 2000 ‘importando’ circa 30mila operatori dall’estero, per lo più dai Paesi dell’est e dal sud America. In una situazione pandemica mondiale è ovvio che questa soluzione non è immaginabile».


L’ALTERNATIVA 
L’alternativa per il commissario Domenico Arcuri potrebbero offrirla i medici: 14.808 quelli che hanno aderito, ma erano solo tremila quelli richiesti.

«Probabilmente non tutti i medici verranno assunti, il bando - chiarisce Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) - prevede che potranno partecipare solo i medici che non svolgono un’attività assistenziale all’interno del servizio sanitario nazionale». Per rinforzare la squadra dei vaccinatori aumentando il numero dei medici, toccherà in ogni caso aumentare il budget stanziato. 
 

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