La battaglia giudiziaria sull’utilizzo dell’idrossiclorichina nella cura del coronavirus è a una svolta. Il presidente della terza sezione del Consiglio di Stato Franco Frattini ha fissato per il prossimo 10 dicembre la camera di consiglio per la discussione collegiale dell’istanza cautelare presentata da decine di medici di base e specialisti contro la decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e del ministero della Salute di sospendere la somministrazione per il trattamento del Covid-19 al di fuori di studi clinici. «Ai medici che già durante la prima ondata hanno trattato con successo i pazienti utilizzando vari protocolli farmacologici, arrivano continuamente richieste da parte di persone che hanno acquistato i farmaci autonomamente prima del divieto. Senza un protocollo chiaro e certificato, rischiano imprudenti automedicazioni», afferma l’avvocato Erich Grimaldi, che con la collega Valentina Piraino rappresenta i medici di medicina generale e gli specialisti.
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Il presidente Frattini - come si legge nel decreto motivato - pur rigettando il decreto cautelare monocratico ha ritenuto che i medici abbiano presentato argomenti validi su cui il collegio e il Tar del Lazio dovranno «condurre ulteriore approfondimento».
DIRITTO DI CURA APPROPRIATA
Per il giudice, insomma, «occorre un approfondimento ben più articolato», considerato che «il diritto di ciascun paziente alla cura appropriata e il diritto-dovere di ciascun medico di prescrivere il farmaco più utile a contribuire alla guarigione del malato corrispondono a valori costituzionali e indefettibili nel nostro ordinamento». L’idrossiclorochina è un antimalarico della categoria dei farmaci antireumatici ed è utilizzata nella terapia, oltre che della malaria, anche dell’artrite reumatoide e del lupus eritematoso sistemico. L’Aifa ne ha sospeso l’autorizzazione all’utilizzo nella cura del coronavirus il 26 maggio scorso, registrando un aumento dell’acquisto del farmaco da parte dei privati, anche sulla scorta del costo irrisorio. «Al momento attuale tuttavia, nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti. Per tale ragione, in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri paesi (con particolare riferimento a quelli randomizzati), l’Aifa sospende l’autorizzazione all’utilizzo al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare», aveva annunciato l’Agenzia. Come ha spiegato il direttore generale Nicola Magrini: «Le posizioni sull’idrossiclorochina sono omogenee in tutto il mondo oggi. A parte acuti politici, nella comunità scientifica internazionale c’è consenso sulla sostanziale inutilità del farmaco. Su alcune posizioni politiche non mi soffermo, ma sui metodi e gli approcci appare importante sentirsi parte della comunità internazionale e l’Italia credo abbia figurato bene».