Covid, l'esperto dell'Rt Merler: «Il virus si può estendere dai giovani agli anziani, bisogna cercare gli asintomatici»

Covid, l'esperto dell'Rt Merler: «Il virus si può estendere dai giovani agli anziani, bisogna cercare gli asintomatici»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 26 Agosto 2020, 07:09 - Ultimo aggiornamento: 09:30

«Dobbiamo fare attenzione, perché un aumento dei casi, per quanto asintomatici, porta inevitabilmente a una più alta circolazione del virus e dunque al rischio che poi raggiunga anche i soggetti più fragili. Non solo: molti asintomatici, mandano in crisi il servizio di prevenzione. Per questo, affidarsi solo al dato dell'Rt può essere fuorviante».

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Il professor Stefano Merler, della Fondazione Kessler di Trento, è l'uomo (anche) dell'Rt, colui che ogni settimana calcola l'indice di trasmissione e verifica la velocità di diffusione del virus. Ormai l'abbiamo imparato: quando il dato è oltre 1, c'è un problema. Però anche nel valutare quell'indice serve cautela, perché a fronte di una impennata di casi in Italia, con un incremento costante su base settimanale, la settimana scorsa il numero delle regioni con l'Rt sopra soglia è diminuito e anche quello nazionale era sotto a 1.
Come è possibile?
«Faccio notare che nell'ultimo bollettino il Ministero della Salute ha, giustamente, aggiunto una postilla che spiegava: in questo momento l'Rt potrebbe non essere l'indicatore più affidabile».
Perché?
«Quando valutiamo l'Rt noi prendiamo in considerazione solo i soggetti sintomatici. Si è fatta questa scelta perché sull'asintomatico molto dipende dalla bravura e dell'attenzione nel cercarli. Non è un dato costante. Invece, i sintomatici quelli sono, c'è una costanza nell'individuarli e dunque riteniamo che sia un dato molto più affidabile. Teniamo conto che calcoliamo anche l'Rt sugli ospedalizzati, che se vogliamo è ancora più affidabile anche se ovviamente è un campione più piccolo».
Resta però una differenza tra due valutazioni della cabina di regia: aumentano i casi settimanalmente, ma diminuiscono le regioni con l'Rt sopra a 1.
«Questa differenza dipende dal fatto che in questo periodo storico stiamo vivendo una transizione dal punto di vista epidemiologico. Mi spiego: all'inizio trovavamo solo casi sintomatici, o prevalentemente sintomatici. E la malattia era diffusa in tutta la popolazione. Oggi l'epidemiologia è diversa: gli anziani ormai ne trovi molti meno, l'età media ormai si è abbassata a 30 anni. Gli anziani stanno facendo una vita differente dai ragazzi, meno sociale. Inoltre, mantengono ancora misure di prudenza rispetto al virus, dalle mascherine alle distanze. Grazie a una minore circolazione del virus, riescono a proteggersi. Ma se troviamo più giovani positivi, significa più asintomatici. Dunque, l'Rt che guarda solo ai sintomi non aumenta, l'incidenza dei nuovi casi cresce».
Un virus che circola tanto però rischia di raggiungere anche gli anziani.
«Questo è il modo e va ribadito. Oggi è più facile proteggersi per anziani e soggetti fragili perché la circolazione del virus è ancora relativamente bassa. Ma se dovesse aumentare anche sempre e solo tra i giovani, il rischio però diventa più alto per tutti. Più è alta la circolazione, meno facile è proteggersi. Lo stesso vale per i focolai: puoi avere le risorse per controllarne un numero tot, ma se si va oltre, allora diventa tutto più difficile».
Ma è utile cercare gli asintomatici ad esempio con i tamponi rapidi in aeroporto?
«Certo, perché va a limitare la trasmissione, a delimitare la catena della trasmissione. Sicuramente è utile».
Siamo ai mille casi giornalieri. Cosa si aspetta per i prossimi giorni? A quanto arriveremo?
«Difficile dirlo, perché ancora dobbiamo capire la forza dell'effetto dei rientri, di chi è stato in ferie a cavallo di Ferragosto. Serve ancora tempo. Se guardiamo la malattia, non sta crescendo molto. Sono pochi i sintomatici, perché sono giovani. Ma l'infezione sta crescendo».

 

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