La provincia autonoma di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia. Poi a scendere in Veneto fino alle Marche. Il virus che si è pian piano fatto di nuovo strada in Italia è arrivato dal Nord Est, alimentato in particolare da quei Paesi che hanno aperto le porte al contagio con una bassa percentuale di vaccinati: dalla Slovenia all'Austria (ora in lockdown), dalla Slovacchia e dalla Romania, fino alla Bulgaria. Secondo le analisi del matematico Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), il diffondersi dei casi sarebbe frutto di fenomeni sistematici, come i flussi di persone in ingresso dalle frontiere, combinati con quelli casuali, come gli assembramenti di massa.
Il Nord Est il più colpito d'Italia: i dati Iss
L'ultimo report del monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità conferma come siano proprio le regioni di quel quadrante a presentare il quadro peggiore della recrudescenza della pandemia.
Il mix tra ingressi dalle frontiere e assembramenti
Quali sono state quindi le cause di questa impennata di casi nel Nord Est dove si concentrano le 20 province con l'incidenza più elevata, sulle 107 italiane? Secondo Sebastiani del Cnr si tratterebbe di fenomeni sistematici, come i flussi di persone in ingresso dalle frontiere, combinati con quelli casuali, come gli assembramenti di massa. L'attuale fase di espansione in Italia, osserva l'esperto, «è analoga a quella dell'inizio del 2020, originata nella provincia di Bergamo, dove tra i fattori principali di tipo sistematico c'erano le attività produttive locali con forti connessioni con l'estero, accanto a fattori di tipo causale come la partita dell'Atalanta agli ottavi di finale della Champions League a febbraio 2020».
Slovenia e Austria
Sebastiani osserva che «all'origine della fase espansiva dell'epidemia in cui si trova il nostro Paese siano fattori sia di tipo sistematico, come i flussi di persone in entrata attraverso le frontiere, in particolare quelle con Slovenia e Austria, provenienti dal blocco di stati dal Mar Baltico al Mar Egeo dove i valori dell'incidenza erano già alti, sia di tipo casuale, come gli assembramenti di massa a Trieste. Altri due fattori rilevanti di tipo sistematico sono la stagione fredda, con un aumento del tempo di presenza delle persone nei locali chiusi, dove il contagio avviene anche via aerosol, e le attività scolastiche dove al momento la copertura vaccinale è bassa. L'onda epidemica si è poi diffusa in Veneto, Emilia Romagna e Marche». Alla luce di queste considerazioni, secondo l'esperto, «sarebbero auspicabili, sia nel presente che nel futuro in condizioni simili, controlli capillari dei flussi di persone in entrata attraverso le frontiere».