Sardegna, si riapre il caso. D'Amato: «Nel Lazio 3.500 positivi, con le disco si è sbagliato»

Sardegna, si riapre il caso. D'Amato: «Nel Lazio 3.500 positivi, con le disco si è sbagliato»
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 10 Novembre 2020, 22:51 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 13:08

«Si poteva evitare? Sì. Bastava non riaprire le discoteche, una follia estiva di cui paghiamo ancora oggi lo scotto. Non so se ci siano state pressioni per far continuare le feste nei locali della Gallura, ma i segnali di pericolo c’erano tutti, già prima di Ferragosto». È un j’accuse pesante quello che scaglia Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio, braccio destro del governatore Nicola Zingaretti nella giunta regionale. D’Amato parla oggi che sull’estate sregolata della Costa Smeralda indaga la Procura di Cagliari, dopo un servizio di Report (Rai 3), ma sui rischi di contagio legati alla giostra danzereccia delle vacanze sarde si era già espresso, abbondantemente, tre mesi fa. Non sempre ascoltato dal governo, che ha chiuso le discoteche dopo ferragosto. «La Sardegna - dice oggi - è stata la prima fonte di contagio fuori dal contesto regionale. Sa quanti casi abbiamo trovato legati direttamente alla Gallura?».
 

Quanti?
«Quasi 3.500 positivi. Lo dicono i nostri report. Che evidenziano anche un altro aspetto: oltre il 60% di chi tornava già aveva, allo sbarco, i sintomi del Covid».
 

I controlli all’imbarco erano inadeguati?
«Sì, non c’erano controlli a monte, niente tamponi. Tutti i nostri dati sono stati annotati in due dossier che abbiamo spedito al Ministero della Salute. I segnali di allarme erano chiari e noi abbiamo visto gli effetti sui contagi già a partire dal 14 agosto. La verità è che la situazione è stata largamente sottovalutata e poi è sfuggita di mano. Sicuramente non andavano consentite le feste. Era già evidente che si trattava di eventi senza alcuna misura di protezione, senza mascherine, niente distanze. E questo ha comportato poi un enorme numero di casi positivi e una pressione molto forte sul nostro sistema sanitario. Naturalmente non ho nulla contro la Sardegna, ci mancherebbe, le polemiche non servono a nessuno, ma la chiarezza sì. È ora di fare luce su questa vicenda».
 

Il governo doveva chiudere prima le discoteche?
«Non è che andavano chiuse prima, non andavano proprio riaperte. È come pensare oggi di organizzare serate per Capodanno, se c’è qualcuno che lo immagina è un folle.

Comprendo tutto, compresa la voglia di svago dei giovani, specie in estate, ma quelle feste hanno comportato un sovraccarico di lavoro enorme per i nostri operatori sanitari, soprattutto al porto di Civitavecchia. E per fortuna che abbiamo attivato controlli su larga scala fin dal primo momento, già ad agosto. Nonostante questo gli strascichi di quei contagi li vediamo ancora oggi, perché l’infezione si è propagata nelle famiglie, ai genitori, ai nonni dei ragazzi che tornavano dalle vacanze in spiaggia».

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Il capogruppo di Forza Italia in Sardegna, in tv, ha detto: abbiamo rischiato un po’. Ha mai avuto sentore di pressioni per tenere le discoteche aperte fino a ferragosto?
«No, non posso sapere se ci siano state. Certo è che gli effetti di quella scelta oggi sono molto chiari».
 

Che fase vive il Lazio? Per il governo è una zona gialla.
«Il nostro indice Rt è sotto l’1,5. Siamo in una fase di plateau, dobbiamo capire quanto durerà e se arriverà, come tutti ci auguriamo, una discesa intorno al 15-20 novembre. Ma attenzione: dobbiamo comunque tenere alta la guardia, abbiamo un numero di contagi elevato, lo stesso vale per i decessi. Questi numeri ci dicono che dobbiamo essere prudenti, che serve ancora rigore. Guai a pensare che il peggio sia alle spalle e che non si corrono rischi».
 

Il Lazio rimarrà zona gialla?
«Non sono tranquillo. Ci vuole poco per andare in zona rossa, con misure restrittive più severe. Ho visto le foto scattate durante l’ultimo fine settimana sul lungomare di Ostia o in alcune strade dello shopping, al mercato di Porta Portese. Troppi assembramenti. Se andiamo avanti così, non prevedo nulla di buono».
Sono in arrivo nuove chiusure? Per esempio nelle piazze più frequentate di Roma?
«Lo deciderà la Prefettura, con cui mi sono appena incontrato. Una cosa è certa: gli assembramenti vanno limitati. Questa è la nostra indicazione, come Regione e come sistema sanitario. Poi le decisioni le prenderà il prefetto».
A che punto è il vaccino dello Spallanzani?
«La sperimentazione sta andando avanti. Dal punto di vista temporale, è un po’ indietro. Dal punto di vista qualitativo, è avanti. Spero che avremo le dosi per la seconda metà del 2021».
 

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