Covid, senza ricambio d’aria in casa ci si contagia: l’allarme lanciato dall’Iss

Covid, senza ricambio d’aria in casa ci si contagia: l’allarme lanciato dall’Iss
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 14:55

Aprite le finestre, cambiate l’aria. L’Istituto superiore di sanità lancia questo appello e presenta un’analisi da cui si evince che, nei luoghi chiusi, la ventilazione è fondamentale per ridurre la trasmissione del coronavirus. Spiega Gaetano Settimo, del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss: «Negli ambienti domestici abbiamo una scarsa attenzione ai ricambi dell’aria e questo può rappresentare un elemento di criticità per la diffusione delle particelle virali di Sars-Cov-2».

Vale anche per altri ambienti al coperto come le scuole. Questo può spiegare come mai, in coincidenza con la ripresa delle lezioni, vi sia stato un notevole incremento dei contagi. Osserva il professor Gianni Rezza, il direttore della Prevenzione del Ministero della Salute: «Il ricambio dell’aria è molto importante: se c’è, diminuiscono le probabilità di diffusione dell’infezione da Sars-Cov-2. È assolutamente importante non fare ristagnare l’aria».

Nei mesi estivi, in Italia, c’è stata una frenata del contagio, poi però ripartito a causa dei comportamenti imprudenti. Resta il fatto che con il caldo si vive maggiormente all’aperto e si riduce il rischio (ma non lo si annulla, sia chiaro); con l’autunno, siamo tornati al chiuso e questo ha moltiplicato la trasmissione del virus, tanto che il 70 per cento dei focolai è stato individuato all’interno degli ambienti domestici.

Il professor Giorgio Buonanno, del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Cassino, già da marzo ripete che il vero pericolo del contagio è in agguato nei luoghi chiusi. E contesta l’approccio che, fino ad oggi, c’è stato nel prevenire la trasmissione del virus, anche da parte del Ministero della Salute. «Si continua a parlare di droplets, le famose goccioline emesse da una persona infetta - spiega - Ci dicono che è necessario mantenere una distanza di uno o due metri. Giusto. Ma non è sufficiente nei luoghi chiusi. Le droplets hanno un diametro superiore a cento micron. Per la gravità, dopo che sono state emesse, cadono a terra. Ma in realtà Sars-CoV-2, come tutti i virus respiratori, si trasmette anche con goccioline molto più piccole, con un diametro minore di cento micron (aerosol). Questo significa che non cadono a terra, ma restano sospese in aria esattamente come il fumo di sigaretta». Per quanto tempo? Secondo il professor Buonanno «almeno per un’ora, dunque abbastanza a lungo per essere inalate anche se siamo distanti dall’infetto. Per questo io, dall’inizio dell’epidemia, ripeto che l’intervento prioritario, per ridurre il rischio negli ambienti indoor, è la ventilazione. Il distanziamento è una precauzione necessaria, ma non sufficiente».


Ma nei mesi invernali le temperature si abbassano. Aprire le finestre è semplice in estate, ma a dicembre fa freddo. In che modo possiamo ottenere una ventilazione corretta? Per Buonanno «in assenza di impianti di ventilazione meccanica controllata, si possono usare i purificatori. Di fatto, prendono l’aria dall’interno, la fanno passare in un filtro Epa, e la immettono di nuovo nello stesso ambiente, ripulita. In generale, queste precauzioni servono anche nelle nostre case, soprattutto quando riceviamo la visita di una persona esterna al nucleo familiare. Ma sono ancora più utili negli ambienti chiusi frequentati, per molte ore, da un numero alto di persone, come scuole, uffici, fabbriche. Esistono modelli scientifici di valutazione del rischio negli ambienti al chiuso».


Ma è vero che sull’aereo, durante il volo, il contagio è poco probabile grazie alla presenza di un sistema di ventilazione che garantisce un ricambio dell’area costante? «Dai dati della letteratura scientifica, non risultano casi di contagi rilevanti a bordo di un aereo. Il problema semmai è ciò che succede prima di salire a bordo e dopo il volo. Si creano, a volte, assembramenti sui bus che ci portano fino all’aereo, nella sale d’attesa o quando scendiamo».

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