Covid, i bambini sviluppano «più malattie legate al virus». Allarme da una ricerca Usa

Covid, il nuovo studio americano: «I bambini sviluppano più malattie legate al virus»
di Michela Allegri
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:06

Sul tema ci sono ancora dubbi e confusione: a un anno di distanza dall’inizio della pandemia, l’impatto di un’infezione da coronavirus sui più giovani non è chiaro. Ora da un nuovo studio statunitense pubblicato dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (U.S. Centers for Disease Control and Prevention) emerge che se da un lato ci sono poche prove di trasmissione di Covid-19 all’interno delle scuole, a patto che vengano adottate misure di sicurezza adeguate, dall’altro lato il tasso di contagio tra i bambini, nelle ultime settimane, è aumentato del 16%. I dati sono stati diffusi dall’American Academy of Pediatrics (AAP) e dalla Children’s Hospital Association (CHA). Dall’inizio della pandemia, negli Stati Uniti più di 2,6 milioni di bambini sono risultati positivi al Covid: il 12,7% rispetto al totale dei contagi.

 


«I bambini possono essere infettati, è vero che hanno meno probabilità di contagiare altre persone, ma possono comunque diffondere il virus - spiega il dottor Lee Ann Savio Beers, presidente della AAP - visto che il numero di casi nelle nostre città è in aumento, aumenterà anche la percentuale di bambini positivi». Ma c’è anche un’altra preoccupazione: le nuove varianti di Covid-19 possono avere un impatto diverso sui più piccoli. All’inizio della pandemia, infatti, era stato osservato che bambini e ragazzi avevano tassi più bassi di infezione e, anche in caso di contagio, era molto alta la percentuale di asintomatici, probabilmente perché i più giovani hanno meno recettori ACE2 sulle cellule del tratto respiratorio ai quali si lega SARS-CoV-2 per infettare una cellula. Adesso che i tassi di contagio e di sviluppo della malattia stanno aumentando, l’ipotesi è che le nuove varianti provenienti da Regno Unito e del Sudafrica contengano mutazioni che consentono al virus di legarsi meglio ai recettori, aumentando le possibilità di sviluppo della patologia. Secondo il dottor Ashish Jha, della Brown University School of Public Health, invece, l’aumento dei casi nei bambini deve essere attribuito all’aumento di casi in generale, rispetto all’aggressività delle nuove varianti.

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Se è raro lo sviluppo di una forma di Covid-19 grave nei più piccoli, non sono escluse conseguenze dannose per la salute provocate dal virus. Sono in corso studi: i dati dimostrano che ci sono centinaia di diagnosi negli Stati Uniti di Multisystem inflammatory syndrome in children (MIS-C), cioè sindrome infiammatoria multisistemica. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, anche se molti bambini con MIS-C sono risultati affetti da Covid-19, al momento non sono comunque certe le cause della malattia. Da alcuni studi, come quello pubblicato in novembre su Cell, i ricercatori suggeriscono che la patologia potrebbe essere collegata ad un’alterazione dei livelli di citochine, che hanno un ruolo di primo piano anche nell’infezione da Covid-19.

La MIS-C è una condizione in cui diverse parti del corpo come cuore, polmoni, cervello, pelle, occhi e reni possono infiammarsi. Alcuni pazienti possono sviluppare anche febbre, difficoltà a respirare, dolore addominale, diarrea, vomito, eruzione cutanea, labbra arrossate e screpolate, lingua gonfia, mani e piedi arrossati.

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