Covid, il microbiologo Rigoli: «Stabilire una soglia di carica virale, al di sotto si viene considerati negativi»

Coronavirus, il dottor Rigoli: «Stabilire una soglia di carica virale, al di sotto si vienen considerati negativi al Covid»
di Mauro Favaro
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Venerdì 9 Ottobre 2020, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 15:46

«Le persone positive al coronavirus con una carica virale molto bassa dovrebbero essere considerate negative. Il nodo è già stato condiviso da molti microbiologi. Auspichiamo che il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità prendano posizione quanto prima, indicando una soglia sotto la quale inserire le persone tra i negativi, senza più bisogno di far scattare isolamenti, quarantene di 14 giorni e tamponi per tutti i contatti stretti». La richiesta arriva da Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i centri del Veneto. Se la linea venisse accolta, a conti fatti molte delle attuali quarantene potrebbero essere cancellate per assenza di contagiosità.

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Il primario parla come sempre con dati alla mano. Uno studio eseguito su 1.422 persone positive nel trevigiano ha messo in luce che, partendo dal tampone, in quasi il 53% dei casi sono stati necessari oltre 26 cicli di amplificazione per individuare il virus.

Nel dettaglio, nel 49,58% dei casi la positività è emersa tra i 26 e i 35 cicli. Nel 3,31% dei casi, poi, si è andati addirittura sopra i 35 cicli. Più aumentano i cicli, più la carica virale è bassa. E le possibilità di contagiare calano di pari passo. Per provare a dirla in modo semplice: si chiede di definire il limite della carica virale sotto al quale una persona non contagia chi le sta accanto. 

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Covid, carica virale

Il centro di Microbiologia di Treviso ha già iniziato a inserire una specificazione nei referti dei tamponi: «La positività con valori di Ct elevati (a bassa carica virale, ndr) in più del 95% dei casi non è associata a presenza di infettività». Ora ci si attende che il ministero e l'Istituto superiore di sanità definiscano formalmente una soglia sotto la quale non vale la pena di considerare una persona contagiosa. Dove potrebbe essere messa l'asticella? Se anche ci si fermasse ai 35 cicli, limite estremo, vorrebbe dire cancellare nell'intero Veneto quasi 200 delle attuali quarantene che hanno portato all'isolamento non solo della persona risultata positiva ma anche a quello dei loro familiari e dei contatti più stretti. Senza contare che secondo i microbiologi il limite potrebbe essere pure più basso, evitando di conseguenza una percentuale sempre maggiore di quarantene. «In molti casi vengono evidenziati solamente dei pezzetti di virus, che di fatto non si replicano fa il punto Rigoli non ha molto senso isolare queste persone per 14 giorni e poi sottoporre a tampone tutti i loro contatti più stretti. Così si bloccano le famiglie e le loro attività». A quanto pare senza una reale necessità. 

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Dunque in Veneto ora ben 9 positivi su 10 sono asintomatici, solo il 6,6% viene ricoverato e soltanto il 7,6% dei degenti ha bisogno di essere intubato. Con tutto il rispetto per i malati e per le vittime, fossero anche uno solo, la domanda è: cos'è successo al virus che sette mesi fa riempiva gli ospedali?

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Contagiati ma non contagiosi

L'Usl trevigiana ha condotto lo studio nelle ultime settimane non limitandosi a controllare i contatti stretti di casi positivi, a partire dai familiari. È andata oltre sottoponendo a tampone pure i cosiddetti contatti sporadici. In occasione dei vari focolai, in sostanza, è stato prima eseguito il test sui contatti più vicini e poi si sono via via allargate le maglie. Così sono state controllate pure persone che hanno avuto contatti di pochi minuti, magari anche all'aperto, con casi risultati positivi. E questo spiegherebbe, almeno in parte, la vistosa differenza tra le positività emerse nel trevigiano rispetto ai territori delle altre Usl del Veneto. 

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