Coronavirus, il direttore Irccs Giuseppe Remuzzi: «Ora provoca sintomi più leggeri»

Coronavirus, il direttore Irccs Giuseppe Remuzzi: «Ora provoca sintomi più leggeri»
di Nicole Cavazzuti
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 22:44

Partiamo dalla buona notizia: chi si ammala oggi in Italia di coronavirus riscontra sintomi meno gravi rispetto a quelli dei contagiati di due mesi fa. Lo afferma Giuseppe Remuzzi, Direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS. Come mai la malattia sia diventata più leggera non è chiaro. “Le cause sono diverse, ma non so esattamente perché. Di certo, posso dire che oggi è cambiato il rapporto tra ambiente, ospite e virus”, ci spiega.

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Il Governatore del Veneto Zaia ha dischiarato che "Se il covid-19 perde forza vuol dire che è artificiale". Cosa gli risponde?
Che sono state fatte delle ricerche in merito e che in letteratura scientifica non c’è nessuna evidenza di quanto afferma. Quello che sappiamo è che il virus è vissuto prima nei pipistrelli, poi è arrivato al pangolino (una sorta di formichiere, ndr.) e infine, prima di contagiare l’uomo, ha vissuto all’interno di un altro animale che ancora non conosciamo. Un’altra certezza è che si sia diffuso già a inizio ottobre 2019 e che sia partito dai mercati umidi cinesi, dove gli animali sono uccisi davanti al cliente e ammassati uno sopra l’altro, tra sporcizia, sangue ed escrementi.

Visto che la malattia è diventata più leggera non possiamo sperare di tornare presto alla normalità?
È presto per parlare di ritorno alla normalità. Dovremo sempre mantenere una certa prudenza e attenzione. Detto questo, il primo bilancio lo potremo fare intorno al 18 maggio, due settimane dopo la fine del lockdown. Una misura che di certo è stata utile per contenere l’emergenza, ma che non si può pensare di portare avanti anche se il numero di contagi dovesse salire.

E che cosa propone?
Da una parte, sarebbe necessario rivedere l’organizzazione degli ospedali per poter rispondere con prontezza a eventuali altre ondate di contagi. Dovremmo avere tre diverse strutture a disposizione: alcune destinate solo ai pazienti negativi al covid-19 di cui in questi mesi ci siamo occupati poco, altri ospedali dedicati ai malati di covid-19 (e quindi con reparti e strumenti specializzati in malattie dei polmoni, del sangue e dei reni che possono essere provocate dal coronavirus) e infine alcuni centri di riabilitazione per i pazienti più gravi che, a causa del covid-19, una volta guariti dal virus si ritrovano a fare i conti con altre patologie, a volte croniche. Dall’altra vanno perpetuati certi comportamenti: è fondamentale lavarsi le mani spesso e ogni volta che si entra in contatto con oggetti potenzialmente contagiosi, mantenere la distanza di un metro ed evitare assembramenti. Infine, occorrerebbe proteggere davvero le categorie a rischio. Che sono, al di là delle persone con patologie pregresse, gli anziani. È pericoloso fare tornare la gente a lavorare senza aprire le scuole, perché molte famiglie saranno costrette ad affidare i bimbi ai nonni.

Se il virus risulta oggi meno forte, perché indossare la mascherina anche camminando o girando in motorino o in auto da soli quando non ci sono abbastanza mascherine da poterle cambiare ogni 8 ore?
Non ci sarebbero rischi a camminare o guidare da soli senza mascherina. Sono misure dettate da un eccesso di prudenza che comunque in situazioni di emergenza non fa mai male. Certamente è vero però che una misura del genere è efficace se attuata con i dispostivi corretti, usati in modo giusto. Ma del tema dovrebbe parlare con quelli della Protezione Civile.

Ma le mascherine chirurgiche quanto proteggono davvero gli altri, se usate correttamente?
Non si sa. C’è chi dice il 25%, chi il 90%...

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