Coronavirus, dall’indice R0 ai posti in ospedale «soglie sentinella» per richiudere

Coronavirus, dall’indice R0 ai posti in ospedale «soglie sentinella» per richiudere
di Rosario Dimito
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Lunedì 27 Aprile 2020, 01:33 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 14:51

C’è un percorso tortuoso che rassomiglia al gioco dell’oca, disegnato dal Comitato tecnico scientifico a supporto del report della task force Colao, d’intesa con il governo, per monitorare l’andamento della fase 2, con «soglie sentinella» come le ha definite Giuseppe Conte ieri, secondo i criteri dell’indice R0, la situazione degli ospedali e la dotazione delle mascherine. E’ un gioco dell’oca perché c’è la possibilità di tornare alla casella di partenza, cioè al «Io devo tornare a casa».

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La delibera dal Cts dei giorni scorsi, messa a verbale, di cui Il Messaggero è venuto in possesso, si articola su due fronti, uno nazionale, l’altro regionale ancora più specifica e dettagliata. Nel primo si sottolinea che se sono presenti i tre standard minimi, il Cts monitorerà cinque indicatori specifici: 1) stabilità di trasmissione; 2) servizi sanitari non sovraccarichi; 3) attività di readiness; 4) abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti; 5) possibilità di garantire adeguate risorse per contaci-tracing, isolamento e quarantena. Se questo screening risulterà positivo ci sarà il passaggio/mantenimento della fase 2 e l’ingresso in una fase 2a di transizione iniziale. Al contrario se qualcuno dei cinque filtri superasse livelli di guardia si tornerebbe alla fase 1 (lockdown).

Durante la transizione della fase 2a si procederà a una rivalutazione periodica della soddisfazione di criteri. In contemporanea, siccome incombe l’estate e la popolazione spinge per ulteriori aperture si valuterà se sono soddisfatti altri 6 criteri per il passaggio alla fase 2b che sono i cinque di prima più la «capacità di monitoraggio epidemiologico».

IL LABIRINTO A SPECCHI
Il passaggio alla fase 2b dà luogo ad accesso diffuso a trattamenti e/o ad un vaccino sicuro ed efficace propedeutico al passaggio alla fase 3 che è denominata «ripristino» ed è preparatoria alla fase 4 della fine della pandemia.

Il monitoraggio più capillare è sul fronte regionale perché deve essere garantito il rapporto fra numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla terapia intensiva - TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo; il rapporto fra il numero dei casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in TI/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo e infine il rapporto fra numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

Il secondo e il quarto di questi filtri deve essere «almeno il 60% con trend in miglioramento» in base alle rivelazione della app. Se la verifica risultasse negativa si tornerebbe al lockdown, diversamente si andrà avanti per «valutare se la trasmissione di Covid-19 nella regione rimane stabile» con riferimento a: numero di casi riportati alla protezione civile negli ultimi 14 giorni (stabile o in diminizione); R0 calcolato sulla base della sorveglianza integrata con ISS (R0 calcolabile e inferiore di 1 in tutte le regioni in fase 2a); numero di casi riportati alla sorveglianza; numeri di casi riportati alla sorveglianza sentinella Covid-net per settimana (deve avere un trend stabile o in diminuzione); numero di casi per data diagnosi/prelievo e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 per giorno (trend settimanale stabile o in diminuzione); numero di focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o in aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito): numero di focolai di trasmissione attivi nella regione stabile o in diminuzione; infine si deve registrare l’assenza di focolai di trasmissione sul territorio regionale per cui non sia stata rapidamente realizzata una valutazione del rischio e valutata l’opportunità di istituire una “zona rossa” sub-regionale. 

Se tutti questi check non venissero centrati si procede a una valutazione del rischio ad hoc relativo al trend di casi in aumento negli ultimi 5 giorni e/o R0 maggiore di 1. E si valuterà se la trasmissione è gestibile con aumento delle misure sub-regionali (es. zone rosse) e se sono soddisfatti gli altri criteri standard. Se i risultati non fossero soddisfacenti si resta nella fase 2a con rivalutazione settimanale/mensile dei criteri per mantenere lo status quo. 

 

 
 
 

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