Coprifuoco alle 23, l’infettivologo Roberto Cauda: «Primo maggio cruciale per decidere»

Coprifuoco, l’infettivologo Roberto Cauda: «Primo maggio cruciale per decidere»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 29 Aprile 2021, 21:50 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 00:26

Meglio una passeggiata all’aperto, mantenendo le distanze, che le feste con amici al chiuso di un appartamento. «Ormai non ci sono dubbi che all’esterno il rischio di trasmissione del virus si riduca. Attenzione, però: non significa che scompaia. Una cosa è restare all’aperto, magari indossando la mascherina, senza avvicinarsi ad altri gruppi di persone; un’altra sono gli assembramenti che, anche di recente, si sono visti nelle grande città. Io penso che i prossimi giorni, a partire dal fine settimana del Primo maggio, saranno cruciali.

Giusto riaprire, ma serve senso di responsabilità da parte di tutti, fino a quando non avremo raggiunto un numero molto più alto di italiani vaccinati». Il professor Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, non ha mai amato i toni forti e le invettive, ha sempre preferito la strada della ragionevolezza e della moderazione nell’affrontare il lungo cammino di questa pandemia. «Non dobbiamo sbagliare ora, siamo proprio all’ultimo miglio», ripete.

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Professore, quali consigli si sente di dare in vista di questo weekend, nella settimana delle riaperture?
«Ogni riapertura comporta delle incertezze. E quanto più le disattenzioni sono elevate, quanto più le persone tendono a riunirsi, a fare gruppo, senza senso di responsabilità, tanto più crescono le insidie di una ripresa del contagio. Queste aperture sono più che motivate, ma dobbiamo avere tutti la convinzione che c’è un rischio, per quanto ragionato, anche per la presenza delle varianti. Premesso tutto questo, uno dei comportamenti da evitare, senza dubbio, sono pranzi, cene o feste al chiuso di un appartamento con un folto gruppo di persone. Meglio una bella passeggiata all’esterno, però evitando assembramenti senza mascherina. All’aperto il virus si trasmette di meno, ma non significa che non si trasmette per nulla. Girando per Roma, comportamenti non proprio corretti si vedono».
 

I vaccini ancora non ci hanno messo al sicuro?
«Tra vaccinati e persone in passato contagiate che hanno sviluppato l’immunità, in Italia siamo al 30 per cento.

Significa che il 70 per cento è ancora suscettibile. Siamo all’ultimo miglio, ed è un miglio intenso, anche se le vaccinazioni giornaliere sono aumentate. Se non succede qualcosa di imprevisto come una variante che vada a cambiare le regole del gioco, tra qualche mese potremmo permetterci molta più libertà. Ora dobbiamo continuare ad avere comportamenti responsabili. Guardiamo a cosa è successo in Sardegna, che da bianca è diventata rossa. A livello nazionale Rt e incidenza nazionale stanno scendendo, ma non possiamo permetterci battute di arresto. I conti li rifaremo dopo la prima decade di maggio. E alla fine di quel mese un primo effetto dei vaccini lo dovremmo vedere».

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Cosa pensa del coprifuoco?
«Ci sono degli studi che hanno indicato che funziona, così come ovviamente funziona il lockdown. Ovviamente non entro nel dibattito politico, parlo da scienziato: non è che dalle 23 il virus diventi più aggressivo, semplicemente con il coprifuoco alle 22 riduci le occasioni di contagio. Ragioniamo in termini probabilistici. Poi è legittimo che vi siano scelte politiche diverse. Ma se saremo virtuosi a sufficienza, se saremo molto attenti in questi giorni che sono cruciali, si potrà riconsiderare il coprifuoco. Così come le riaperture».
 

Si sta parlando molto della variante indiana.
«In realtà sono due le varianti indiane. Una ha tre mutazioni, l’altra due. Quella che più interessa è la mutazione 484 che è comune con la brasiliana e la sudafricana. Preoccupano, certo, anche se il vaccino (stando al primo studio che riguarda Pfizer) funziona. Dobbiamo vigilare, ma non ha senso il panico. Per contrastare la variante indiana dobbiamo semplicemente continuare a mettere in atto le misure di prevenzione già previste. Semmai, la cosa che mi inquieta è il fatto che queste aperture inducano nelle persone il falso convincimento che tutto sia finito».
 

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