Coprifuoco, Pregliasco: «Bruciare le tappe ora rovinerà l'estate». Gismondo: «Va tolto del tutto»

Coprifuoco, Pregliasco: «Bruciare le tappe può rovinare estate». Gismondo: «Stop giustificato»
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Sabato 8 Maggio 2021, 13:58

Coprifuoco sì, coprifuoco no. Il tema è sul tavolo del Governo, che già dalla prossima settimana potrebbe decidere di posticiparlo (attualmente è alle 22) mentre alcune correnti politiche e associazioni di settore ne chiedono l'abolizione. L'argomento divide anche i virologi, discordanti sulle mosse da attuare per non consentire la diffusione del Covid. Da una parte i "prudentisti" che vedono nella mobilità il veicolo migliore per la crescita dei contagi, dall'altra chi invece vede nel limite imposto dal coprifuoco un ostacolo per la ripartenza del turismo. Tra i primi c'è Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statate di Milano: «Non si può eliminare il coprifuoco, al massimo spostarlo fino alle 24. Dobbiamo andare per gradi - il suo monito -. Non rischiamo di rovinarci l'estate, che è il nostro obiettivo di medio termine, per bruciare le tappe».

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Nei prossimi giorni sono attese novità per l'eventuale spostamento del rientro a casa, per ora fissato alle 22: «Io credo alla necessità di una progressione nell'allentamento delle misure anti-contagio e anche sul coprifuoco», continua il direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano -.

Il primo step sarà il 15 maggio, ma andiamo passo dopo passo, con gradualità. Il coprifuoco è una modalità per dissuadere dal movimento, dalla mobilità che è l'elemento di rischio maggiore per la circolazione del virus. Andrebbe mantenuto, valutando al massimo il posticipo fino alle 24, in progressione». 

GLI OTTIMISTI - La pensa diversamente Maria Rita Gismondo: «Credo che, se i dati dell'andamento di Covid-19 in Italia dovessero essere confermati, cioè un abbassamento del numero dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva, saremmo più che giustificati a togliere del tutto il coprifuoco». Il pericolo sarebbe quello di scoraggiare il turismo: «L'estate, soprattutto in alcune parti della nostra Italia, si vive la sera e la notte - osserva la microbiologa e direttrice del laboratorio delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano -. Non possiamo togliere questa possibilità ai turisti che peraltro, se non l'avessero, sceglierebbero altre mete». 

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