Clorochina, si provano cure anche in Gran Bretagna. A Torino paziente salvato con l'ossigeno-ozono terapia

Clorochina, si provano cure anche in Gran Bretagna. A Torino paziente salvato con l'ossigeno-ozono terapia
3 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Maggio 2020, 20:26 - Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 07:51

Nuove cure contro la Sars-Cov2 prendono piede sia all'estero che in Italia e anche Paesi che finora non avevano partecipato ad alcune sperimentazioni si uniscono agli studi in corso nel resto del mondo. L'ultimo in ordine di tempo contro il Covid arriva dall'ospedale Mauriziano di Torino, dove un paziente di 76 anni affetto da Coronavirus e ricoverato in condizioni disperate è stato salvato con l'ossigeno-ozono terapia.

LEGGI ANCHE --> ​Mascherine, Iss: «Virus resta fino a quattro giorni»

La terapia consiste nel prelievo giornaliero di 200 ml di sangue che, mescolato con pari volume di miscela di ossigeno ozono 96-4%, viene reinfuso. La procedura viene ripetuta per 3 sedute. Ora l'ospedale, tra i pochi in Italia, ha aderito allo studio per la messa a punto di un protocollo terapeutico. Al momento si tratta di una quindicina di persone affidate a un team multidisciplinare. Intanto le autorità sanitarie britanniche hanno dato il via libera all'avvio della sperimentazione della idrossiclorochina e della clorochina, farmaci usati comunemente contro la malaria e il lupus, ma che stando all'esperienza clinica si ritiene possano avere un effetto anche contro il Sars-Cov2. I primi trial sulle due sostanze sono iniziati al Brighton Hospital, al Sussex University Hospital di Brighton e al John Radcliffe di Oxford.

L'efficacia contro il virus non risulta ancora provata seconda l'Oms, ma l'uso è già stato prescritto dai medici in diversi Paesi, a cominciare dalla Cina, agli Usa, alla Francia, tanto che nei giorni scorsi il presidente americano Donald Trump ha rivendicato pubblicamente per sé l'utilizzo come forma di prevenzione. Al momento la Gran Bretagna prevede di testare i due farmaci, incrociandoli con dei placebo, su diverse migliaia di operatori del sistema sanitario, tutti volontari, reduci da contatti diretti con pazienti infettati dal coronavirus. In Italia l'idrossiclorochina è usata anche in campo reumatologico per periodi molto prolungati, esiste quindi un'ampia esperienza clinica (superiore rispetto alla clorochina) riguardo alla sua tollerabilità.

E proprio dieci giorni fa dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) è arrivato il semaforo verde per il più grande studio italiano tra il personale sanitario, il più esposto a rischio d'infezione, con lo scopo di verificare se il suo uso prima dell'esposizione al coronavirus diminuisca la probabilità di ammalarsi. Lo studio Cop-cov ( clorochina profilassi-coronavirus) promosso dall'Università di Oxford e coordinato dalla sua unità di ricerca in malattie tropicali dell'Università Mahidol di Bangkok (Moru), con 40.000 partecipanti in Asia, Africa ed Europa distribuiti tra circa 100 ospedali, ha come capofila per l'Italia l'Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (in provinzia di Verona), in collaborazione con l'Ospedale Careggi di Firenze.

Tuttavia l'Agenzia europea per i medicinali in aprile ha richiamato l'attenzione sul rischio di gravi effetti indesiderati con clorochina e idrossiclorochina impiegati nel contesto della pandemia per il trattamento di pazienti con COVID-19. Alcuni scienziati restano scettici, altri però vedono nei due farmaci una strada da percorrere perché potrebbe agire sulle due fasi di Covid 19, quella virale e quella infiammatoria. Al momento gli studi sull'efficacia di idrossiclorochina e clorochina sono ancora pochi ma i due farmaci vengono considerati promettenti e in molti casi si usano sperimentalmente in ambito ospedaliero ad eccezione che per i pazienti con problemi cardiaci.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA