Cannabis, boom dell'uso terapeutico: ma l'Italia non la produce. E i malati devono cercare i pusher

Cannabis, boom dell'uso terapeutico: ma l'Italia non la produce. E i malati devono cercare i pusher
di Valentina Errante
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Lunedì 15 Novembre 2021, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 06:39

Teoricamente la salute sarebbe un diritto costituzionalmente garantito e invece, per chi necessita di farmaci a base di cannabinoidi, non è così, perché curarsi è quasi impossibile. Parlano i numeri: nel 2020, il fabbisogno stimato di preparazioni a base di cannabis, era di circa 2 tonnellate all'anno e la disponibilità, tra produzione e importazioni, ha lasciato inevaso il 44 per cento delle richieste. E così malati cronici, che avrebbero diritto a terapie specifiche per alleviare le sofferenze, spesso sono costretti a coltivare la cannabis in casa o, peggio, a rivolgersi ai pusher. Rischiando anche di finire dritti in galera (come è già accaduto).
Il problema c'è anche se se ne parla poco e sarà affrontato, tra gli altri, il 27 e il 28 novembre a Genova, nei giorni della Conferenza nazionale sulla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope.

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Un appuntamento voluto dalla ministra per le Politiche giovanili con delega sulle droghe, Fabiana Dadone, a dodici anni dall'ultima convocazione.

Dal 5 ottobre al 3 novembre, esperti, tecnici e addetti del settore si sono confrontati su vari temi, inclusa la scarsa produzione italiana e la mancanza di disponibilità di farmaci indispensabili per alcune malattie, come sclerosi multipla e sindromi che provocano crisi epilettiche. Oggi soltanto lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è autorizzato a produrre cannabis medicinale, un'altra quota, tra farmaci e materie prime destinate alle case farmaceutiche, viene importata da Olanda, Svizzera e Canada, ma non basta e non tutte le regioni si sono adeguate. Così i farmaci, spesso irreperibili, non sempre sono rimborsati dal servizio sanitario nazionale. A questo problema se ne aggiungono altri due: il divieto per le farmacie di informare l'utenza sulla vendita di prodotti a base di cannabis terapeutica e quello di spedire preparati e farmaci, anche a malati cronici.


LE CIFRE
Il fabbisogno probabilmente è stimato per difetto. L'Incb, organo internazionale per il controllo degli stupefacenti (Onu), ha valutato per il 2021, in Italia, un consumo di cannabis medica di 3 tonnellate. Nel 2020 era di due tonnellate. Ma, a fronte di queste richieste, la produzione, nello stabilimento di Firenze, lo scorso anno, è stata di 300 chili, cioè il 15 per cento in tutto del fabbisogno. Mentre le importazioni autorizzate alle case farmaceutiche sono state sono state di 215,26 chili. Cifre alle quali vanno aggiunti i quasi 665 chili di farmaci distribuiti alle farmacie dai grossisti autorizzati. La competenza per i permessi spetta all'Ufficio centrale stupefacenti della Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico, che dipende dal ministero della Salute, e svolge anche le funzioni di Organismo statale per la cannabis, valutando, annualmente, il quantitativo massimo di produzione, stabilito, poi, per decreto. Era il 2017 quando la possibilità di aprire la produzione di cannabis ad aziende private sembrava a un passo, ma poi il provvedimento si è arenato. E oggi il problema sembra lontano dalla soluzione.


LA LEGISLAZIONE
In Italia dal 2006 i medici possono prescrivere preparazioni contenenti sostanze attive a base di cannabis per uso medico. Le due sostanze attive di origine vegetale, a base di cannabis FM1 ed FM2, prodotte dal 2016 nelle quattro serre dello Stabilimento militare di Firenze, sono distribuite alle farmacie per l'allestimento di preparazioni magistrali su prescrizione medica. Dal 2007, invece, i grossisti, con un'autorizzazione dell'Ufficio centrale stupefacenti possono importare farmaci specifici come Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedrolite, Bedica e Sativex, farmaci specifici. Mentre le case farmaceutiche, autorizzate, importano il principio attivo per la produzione di farmaci.


ANCHE I BAMBINI
Anche i bambini affetti dalle sindromi di Lennox Gastaut, rara e grave encefalopatia epilettica, e di Dravet, una forma di epilessia resistente ai farmaci anticomiziali, dal 2020 possono essere curati con un farmaco a base di cannabinoidi. Le cure a base di cannabis sono ormai diffuse in quasi tutti gli ospedali per limitare le sofferenze e alcuni sintomi di patologie neurologiche e neurodegenerative o per alleviare i dolori patiti dai pazienti oncologici.

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Valentina Errante
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