Quando arrivano al Pronto soccorso con le ginocchia sbucciate, ai medici i genitori ormai danno quasi sempre la stessa spiegazione: il bimbo è caduto per terra, magari a casa, è solo inciampato, oppure è scivolato. Niente di drammatico. Eppure dalla tac poi viene fuori che le fratture che i bambini si sono procurate sono complesse, spesso difficili da gestire. I medici del Santobono di Napoli, che di ragazzi che arrivano al Pronto Soccorso con ferite e lesioni ne vedono a migliaia ogni anno, non riescono a darsi pace. «La mancanza di attività sportiva, dovuta di recente anche al lockdown e l’uso spropositato dei dispositivi elettronici hanno fatto perdere la capacità di reazione», spiega Pasquale Guida, direttore di Ortopedia e traumatologia del Santobono e vicepresidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia pediatrica (Sitop).
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POCHI RIFLESSI
I ragazzi, in sostanza, sembrano aver perso il cosiddetto riflesso del paracadute, quel meccanismo automatico che il corpo mette in atto per esempio allungando le braccia quando si perde l’equilibrio.
Le ore perse davanti ad uno schermo mettono così a repentaglio le capacità motorie. «Abbiamo notato che i bambini diventano meno agili e aumentano di peso - prosegue Guida - Mentre prima della pandemia arrivavano in ospedale per incidenti stradali, con il lockdown è capitato che molti di loro cadevano in casa, spesso scivolando in bagno. La situazione si ripete sempre con le stesse modalità: trovano magari il pavimento scivoloso e cadono in maniera estremamente scoordinata perché non mettono in atto i meccanismi di difesa». L’inattività, dunque, aumento il rischio di finire in Pronto soccorso doloranti. «La nuova generazione - conferma Silvio Boero, direttore di Ortopedia e traumatologia dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova - è ormai portata a trascorrere troppo tempo al computer o con lo smartphone. Questo non rende i nostri ragazzi abili e atti a svolgere attività anche normali. Spesso hanno problemi di coordinazione motoria, come avviene nell’anziano, e così una normale caduta può creare danni importanti».
L’EDUCAZIONE MOTORIA
Difficile quantificare con esattezza l’entità del fenomeno, ma ai medici che operano sul campo l’incremento dei casi è evidente. «Abbiamo osservato un aumento specialmente quando c’è stata una riapertura dopo il lockdown - ricorda Boero - Siamo arrivati ad avere 30 fratture in un giorno, mentre prima eravamo a 10-15. C’è stato in sostanza un raddoppio di casi, i bambini cadevano malamente dentro le abitazioni, oppure appena usciti di casa, ai giardini, magari sullo scivolo. Molti hanno perso la capacità di essere rapidi nel saltare, cadono più facilmente e più facilmente si fanno male».
Per aiutarli a riacquisire maggiore competenze motorie la soluzione è alla portata di tutti. «C’è una cattiva gestione ad esempio dell’educazione motoria scolastica - rimarca Boero - Ai bambini spesso si dà un pallone per giocare a pallavolo o a calcio. Ma la vecchia sana ginnastica a corpo libero a scuola non viene più fatta. E così i bambini ormai sono più facilmente soggetti a fratture, non hanno una reattività sufficiente anche a livello muscolare». La sedentarietà e l’isolamento hanno poi fatto il resto. «Non dimentichiamo che un tempo si giocava in cortile a mosca cieca. Oggi i bambini non sanno fare nemmeno una capriola».
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