Autonomia, controlli beffa sulla salute. Regioni tutte promosse

Solo Molise e Calabria non ottengono giudizi positivi dal ministero della Salute. Molti dubbi sulla possibilità di verificare il rispetto dei diritti e dei servizi ai cittadini

Autonomia, controlli beffa sulla salute. Regioni tutte promosse
di Luca Cifoni
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Martedì 21 Febbraio 2023, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 11:30

In una futura Italia delle autonomie differenziate, lo Stato sarà davvero in grado di verificare che ai cittadini siano assicurati i diritti essenziali, senza differenze tra i vari territori? È un interrogativo assolutamente centrale, che si pone con forza mentre il governo porta avanti il suo contestato progetto di riforma. Proprio ai Lep (livelli essenziali delle prestazioni) e al loro finanziamento, che tuttavia al momento non è definito, fa riferimento l’esecutivo quando cerca di dare garanzie sull’equilibrio di tutto il processo. Le premesse però sono tutt’altro che incoraggianti.

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I BILANCI
Il punto è che nella sanità, la quale al momento è la principale competenza delle Regioni e la più consistente voce dei loro bilanci, i Lep esistono già e si chiamano Lea (livelli essenziali di assistenza).

E il ministero della Salute è già chiamato a verificare il rispetto dei diritti degli utenti attraverso un meccanismo che si chiama “Nuovo sistema di garanzia”. Come evidenziato però in un articolo su lavoce.info (a firma degli economisti Massimo Bordignon e Gilberto Turati) i risultati del monitoraggio per il 2020 - resi noti nei giorni scorsi - sono abbastanza sorprendenti. Si tratta di una promozione sostanzialmente in blocco per la gran parte delle Regioni, in un anno caratterizzato da evidentissime criticità: sia quelle legate direttamente alla pandemia, sia quelle che dal Covid in modo più indiretto derivano, ossia il ritardo di una serie di prestazioni con conseguente allungamento dei tempi di attesa.


È vero che il ministero della Salute tiene conto di questa situazione specifica prevedendo che per l’anno in questione l’esercizio di valutazione abbia una valenza solo informativa, e dunque non sia utilizzato per la ripartizione di fondi premiali. Resta il fatto che Piemonte, Lombardia, provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Puglia hanno superato la prova in tutte e tre le macro-aree considerate, che riguardano in sintesi, la prevenzione, la medicina di base e specialistica e il sistema ospedaliero. Per quanto riguarda in particolare l’assistenza distrettuale, ovvero la seconda delle macro-aree, quasi tutte le Regioni migliorano la propria prestazione rispetto all’anno precedente. Ed anche questo giudizio da solo sembra stridere con la realtà con i quali gli italiani hanno dovuto fare i conti. In precedenza solo Calabria e Molise erano risultate inadempienti.


Per capire come il tema della verifica sia decisivo basta ricordare cosa prevede l’articolo 117 della Costituzione, che tra le altre cose assegna allo Stato la legislazione esclusiva in materia di “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Dunque i criteri per il rispetto dei diritti e dell’uguaglianza tra i cittadini vengono fissati a livello centrale, ma le Regioni hanno poi ampia autonomia organizzativa al momento di riconoscere i concretamente i servizi: da qui la centralità della valutazione statale. Se una gamma più ampia di competenze dovesse essere consegnata alle Regioni, i controlli dovrebbero riguardare molti più servizi, ad esempio quelli scolastici.


IL PERCORSO
Intanto è atteso a breve un nuovo passaggio importante nel percorso del disegno di legge sull’autonomia differenziata, che il 2 febbraio era stato approvato dal Consiglio dei ministri solo in via preliminare. Il testo sarà infatti all’attenzione della Conferenza unificata (a cui partecipano Stato ed enti territoriali) domani pomeriggio, e nella mattinata dello stesso giorno sul punto ci sarà il confronto interno alle Regioni. In questa sede potrebbero emergere eventuali perplessità e richieste di modifica da parte dei governatori: in particolare da quelli delle Regioni meridionali, non esclusi coloro che sono stati eletti con il centro-destra. Di questi rilievi il governo dovrebbe tener conto nel secondo passaggio del provvedimenti in Consiglio dei ministri: sarà questo un banco di prova importante. A seguire inizierà poi l’iter parlamentare.

 

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