AstraZeneca, caos per i richiami e l’immunità si allontana

AstraZeneca, caos per i richiami e l’immunità si allontana
di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili
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Martedì 16 Marzo 2021, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 09:15

L’imperativo di Mario Draghi è evitare allarmi e allarmismi. La decisione di sospendere la somministrazione del vaccino AstraZeneca fino alla valutazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) attesa per giovedì, secondo fonti di palazzo Chigi non avrà un impatto significativo sul piano vaccinale. Anche perché è «temporanea a cautelativa». Insomma, resta l’obiettivo del governo di arrivare a 500 mila somministrazioni al giorno da aprile, per poter vaccinare l’80% della popolazione entro settembre. L’ottimismo di Draghi, che ha deciso di lanciare una campagna di comunicazione per convincere gli italiani a vaccinarsi, si fonda su quanto dichiarato poche ore prima da Thierry Breton. Secondo il commissario europeo al mercato interno, che si occupa dell’approvvigionamento e delle fornitura dei vaccini agli Stati dell’Unione, nonostante lo stop ad AstraZeneca la «Ue sarà in grado di centrare i suoi obiettivi di vaccinazione in questo trimestre, poiché Pfizer sta producendo più velocemente del previsto». E dunque ci potranno «essere compensazioni».

SCELTE

Di certo, c’è che la decisione di sospendere la somministrazione di AstraZeneca è stata più politica che scientifica.

E frutto di un coordinamento tra il ministro della Salute Roberto Speranza con i suoi omologhi di Germania, Francia e Spagna. Tant’è, che dai vertici tecnici del ministero è trapelato un certo disappunto: «In Gran Bretagna sono stati vaccinate 10 milioni di persone con AstraZeneca, questa sospensione poteva essere evitata. Però dopo lo stop deciso dalla Germania è stato un atto dovuto». Prima di chiamare Draghi, Speranza ha avuto un giro di colloqui con il ministro della Salute tedesco Jens Spahn, con quello francese Olivier Véran e con la spagnola Carolina Darias.

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E, assieme ai tre colleghi, ha deciso che era il caso, in via precauzionale e in attesa del verdetto dell’Ema, di dare un «messaggio univoco a livello europeo». E dunque di sospendere le vaccinazioni con Astrazeneca. Subito dopo, il ministro della Salute ha chiamato Draghi. E, d’intesa con il premier, ha decretato la sospensione del vaccino anglo-svedese «per ragioni esclusivamente precauzionali», informando l’Aifa. Non a caso la decisione italiana è arrivata subito dopo quella di Berlino e poco prima di quelle di Parigi e Madrid. E nel comunicato di palazzo Chigi si parla di «decisione temporanea e cautelativa in linea con gli altri Paesi europei, in attesa delle prossime valutazioni da parte dell’Ema».

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Ma nelle Regioni, che sono state costrette a cancellare decine di migliaia di prenotazioni, non c’è lo stesso ottimismo di Palazzo Chigi. C’è l’enorme incognita delle seconde dosi, che devono essere somministrate a tre mesi dalla prima. Tra gli italiani (1,1 milioni i vaccinati con AstraZeneca) c’è chi ha ricevuto la prima poco più di un mese fa, se Ema non si esprimerà in fretta (o se dovesse dare responso negativo) si ritroverebbe con una immunità dimezzata. Al Ministero della Salute il professor Gianni Rezza, assicura: «Ema si riunirà a breve per chiarire ogni dubbio in modo da poter ripartire al più presto e in completa sicurezza. Confidiamo, che chi ha ricevuto la prima dose riceverà la seconda nei tempi previsti». Recuperare la fiducia degli italiani però non sarà semplice, anzi. «Ma perché Ema aspetta giovedì a pronunciarsi? Questa è una emergenza epocale. Se verrà a mancare AstraZeneca ci sarà un colpo mortale per la campagna vaccinale» ripete Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio. Ma frasi simili arrivano anche da Giovanni Toti, governatore della Liguria: «Vanificata tutta la programmazione».

Tra i cittadini è il caos: molti non sanno se andare comunque all’appuntamento prenotato, altri vaccinati poche ore prima dello stop sono preoccupati. Con questa tegola, i settantenni sono i più penalizzati: appena il 2,5 per cento è stato immunizzato, perché Pfizer e Moderna è stato riservato agli over 80, mentre con AstraZeneca si è partiti dai professori, benché le scuole in quasi tutta Italia siano chiuse. C’è di più: senza AstraZeneca il piano di immunizzare almeno il 70-80 per cento degli italiani entro il 30 settembre salta, se ne riparlerà solo nel 2022, mentre altri paesi come Regno Unito e Usa avranno riconquistato la normalità nell’estate 2021.

Lo dicono i numeri: il piano del generale Francesco Paolo Figliuolo perde questo trimestre 4 milioni di dosi AstraZeneca, se dovesse esserci una bocciatura definitiva ne verranno a mancare altre 35 milioni nel secondo, terzo e quarto quadrimestre. Il piano conta su 242 milioni di fiale, ma calcola anche Sanofi (ancora molto indietro) e Curevac (da autorizzare). In sintesi, al momento considerando solo Pfizer, Moderna e J&J invece di 242 milioni di dosi, ne arriverebbero solo 130. Impossibile raggiungere l’obiettivo delle 500mila vaccinazioni giornaliere, già ora ci sarà una frenata visto che delle 1,2 milioni di dosi settimanali attese normalmente, se ne potranno usare solo la metà. Ma dal punto di vista tecnico viene spazzata via anche la strategia della «prima dose» a molte persone: si può fare con AstraZeneca, grazie a tre mesi che devono passare dalla seconda, non con Pfizer e Moderna, che impongono prima e seconda entro 3 o 4 settimane.

Di fatto si creerà una casta di 8-9 milioni di italiani sui quali bisognerà concentrarsi per garantire la seconda dose, tutti gli altri saranno nel pieno della tempesta della terza ondata. Intanto, Figliuolo ha firmato un’ordinanza che consente di somministrare le dosi residue di vaccino - ovviamente di Moderna o Pfizer - «eccezionalmente a soggetti disponibili al momento».
 

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