AstraZeneca, seconda dose con lo stesso vaccino anche per gli under 60

AstraZeneca, seconda dose con lo stesso vaccino anche per gli under 60
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 30 Aprile 2021, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 09:45

ROMA Chi ha ricevuto la prima dose con AstraZeneca, farà la seconda con AstraZeneca. Anche se ha meno di 60 anni, il limite che Aifa (agenzia italiana del farmaco) ha inserito in una raccomandazione a seguito di rarissimi casi di trombosi tra i vaccinati. Non solo: ormai la decisione di rispettare quella barriera, che vale anche per Johnson & Johnson, è sempre più sfumata. E ieri di fatto lo ha detto il professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute: «Per la seconda dose del vaccino di AstraZeneca non cambia nulla, per ora.

Su questo si è pronunciata l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, e non sono state prese decisioni diverse.

Ema non ha indicato limiti di età. Tra l’altro la raccomandazione data in Italia riguardava comunque la prima dose, perché quei rari eventi avversi si sono manifestati in persone al di sotto dei 60 anni che avevano ricevuto, appunto, solo una iniezione. Per ora, fortunatamente, non c’è evidenza di effetti avversi con la seconda». Ancora: «Siamo stati più realisti del re sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca. L’Ema diceva di offrirlo a tutti. Potevamo benissimo offrirlo a tutti».


Gli obiettivi


Questa riflessione su AstraZeneca arriva nel giorno in cui il commissario Francesco Figliuolo ha confermato il superamento dell’obiettivo di 500 mila inoculazioni giornaliere. Dice Figliuolo: «Nella giornata del 29 aprile sono state 508.158 le somministrazioni effettuate nel quadro della campagna vaccinale nazionale. La cifra è la più alta mai registrata finora ed è stata raggiunta grazie all’allineamento ottimale avvenuto tra gli approvvigionamenti degli ultimi giorni e le capacità di somministrazione sviluppate a livello regionale, grazie all’incremento dei punti vaccinali e all’ampliamento della platea dei vaccinatori». Si tratta di un traguardo importante, ma il problema oggi è evitare che si riveli un semplice picco statistico.

Le cinquecentomila iniezioni al giorno devono diventare una media. Ed è lo stesso commissario a non nascondere che c’è ancora da lavorare: serve regolarità da parte delle case farmaceutiche nelle forniture delle dosi. Dice: «È stato dimostrato che la macchina è efficiente, ora il mantenimento di questa quota giornaliera è sempre più legato alla puntualità e alla consistenza delle consegne di dosi da parte delle aziende». Per il mese di maggio è previsto l’arrivo di un totale di 15 milioni di dosi, secondo Figliuolo potrebbero essere anche 17. Dunque, sono sufficienti per raggiungere la media del mezzo milione al giorno. Ma ad oggi, però, solo le consegne di Pfizer e Moderna sono confermate, per AstraZeneca e Johnson&Johnson le Regioni ancora non conoscono la reale entità delle forniture future e, in questo modo, è difficile fare programmazione.


Anziani


Ad oggi, secondo il report del commissario, sono state in totale consegnate 22.414.660 dosi e nell’ultima settimana sono state eseguite 2.776.686 somministrazioni con una media giornaliera pari a 396mila. Ci sono buone notizie sul fronte della protezione degli ultra ottantenni, la categoria maggiormente a rischio: l’84,68 per cento ha ricevuto la prima dose, il 63,42 anche la seconda. Sulle prime dosi le regioni più avanti sono Veneto (96,36 per cento), Toscana (96,11), Valle D’Aosta (94,86), Emilia-Romagna (91,81) e Lazio (91,13). Molto bene anche la provincia autonoma di Trento, sopra il 97 per cento. La peggiore è la Sicilia (solo il 63,24 per cento degli ottantenni con almeno una dose), seguita dalla Calabria (63,94).

Basilicata, Lazio ed Emilia-Romagna sono le regioni che hanno protetto più ottantenni con entrambe le dosi (sopra il 70 per cento). Nella fascia di età che fino a qualche settimana fa, prima dell’intervento di Draghi e Figliuolo, era stata drammaticamente trascurata - tra i 70 e i 79 anni - il 54,85 per cento che ha ricevuto almeno una dose. Nelle regioni, i dati migliori sono in Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Puglia, tutte sopra il 65 per cento (vola la provincia autonoma di Trento, al 73 per cento). Se si considera coloro che hanno concluso il percorso vaccinale (prima e seconda dose) tra i settantenni, il dato nazionale è ancora basso, 8,52 per cento, mentre tra le regioni il Lazio stacca tutti: è al 17,79. Anche su questa fascia di età, per la prima dose, Sicilia e Calabria sono molto indietro.

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