Salute, il 25% della spesa grava sui cittadini

Carlo Cimbri
di Marco Barbieri
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Giovedì 7 Dicembre 2017, 15:15
Pubblico o privato? Un dilemma superato dai fatti, soprattutto se si parla di welfare. Anche per il contributo di "Welfare Italia", l'iniziativa che da sette anni Unipol promuove per distribuire informazioni, sollecitare confronto e dibattito sull'evoluzione del modello di welfare state nel nostro Paese e non solo.

"C'è un problema di consapevolezza da acquisire" ha sostenuto Carlo Cimbri, ceo del Gruppo Unipol, ricordando che forse non tutti sanno che "già il 25% della spesa per la salute degli italiani non grava sul Servizio sanitario nazionale (Ssn), ma direttamente sui privati cittadini". Il rapporto pubblico-privato si fonda su complementarietà, responsabilità e consapevolezza.

Consapevolezza che è stata condivisa anche dal sottosegretario del Ministero dell'Economia (Mef), Pier Paolo Baretta (Pd), che ha sostenuto: "Il servizio universale nel settore sanitario deve essere allargato. Ma allargare l'universalismo non coincide con l'allargamento del ruolo del pubblico. Anzi. Ci vuole spazio per il privato, il privato sociale, cui dovrà essere chiesta una specifica responsabilità".

L'edizione di quest'anno di Welfare Italia (dal titolo profetico e un po' provocatorio: "A ciascuno il suo welfare") è stata introdotta dalla relazione di Giorgio Alleva, presdente di Istat, che ha svolto una vericalizzazione sul tema "Gruppi sociali e welfare state: una lettura integrata dei dati". C'è ancora un welfare per tutti? E  la soluzione personale come può essere aiutata da questa nuova e necessaria integrazione di pubblico e privato? Ad Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche "Itinerari Previdenziali", è toccato invece offrire un approfondimento sulla composizione della spesa sociale in Italia: "Il problema è la spesa assistenziale fuori controllo, non quella strettamente previdenziale". Carlo Cimbri, con Tito Boeri, presidente Inps e Vincenzo Boccia, presidente Confindustria, ha invece animato la tavola rotonda finale, rivolta all'individuazione delle "nuove risposte ai bisogni del welfare".

Boccia ha proposto l'istituzione di un tavolo permanente di confronto con le Compagnie di assicurazione. E ha ribadito che senza crescita economica non ci può essere welfare. Per Cimbri "a ciascuno il suo welfare" vuol dire trovare sooluzioni che possano "collettivizzare" la domanda: solo "una riscoperta del principio di mutualità può assicurare razionalizzazione e ottimizzazione  della spesa privata". I percorsi di welfare aziendale sono una strada. Così come una riscoperta di welfare di territorio: non tutti sono lavoratori dipendenti, ma tutti hanno bisogno di un nuovo welfare.
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