I miei quindici anni

di Roberto Gervaso
2 Minuti di Lettura
Lunedì 3 Settembre 2018, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 12:08
Ho sempre amato Venere e sul suo altare, umile ma assiduo sacerdote, ho sempre officiato. Fino a un paio di lustri fa quando la severa coscienza, la dignità senile, l'impietosa anagrafe, mi hanno prima consigliato, poi costretto a disertare l'Elisio della voluttà pagana.

Se Réstif de la Bretonne, a quattordici anni, ebbe il primo figlio, il mio esordio erotico avvenne più tardi. C'era in me l'uzzolo del giovane satiro aspirante al ruolo di Sileno. Mi piacevano tutte, e a molte piacevo io, più per la verve e la galanteria che per l'aspetto fisico, poco atletico e punto palestrato. Avevo un debole per una lavatrice-stiratrice di camicie. Mia madre me le affidava e io provvedevo alla consegna. Matilde era una donna brutta e sulla sessantina, ma a me, voglioso come un bonobo, sembrava la Venere di Milo. Le fui e le sarò sempre riconoscente e mai mi ha sfiorato il pensiero, dopo mezzo secolo, di denunciarla per abusi sessuali su un minorenne. Oggi, nel pantheon dei miei ricordi, un posto di proscenio è riservato alla più munifica delle mie benefattrici.

A questo punto vorrei citarvi la lettera di un amico, per un fatale disguido appena ricevuta, Ninni Pingitore, deus ex machina del Bagaglino su un tema sempre attuale. Il riferimento, alla strana coppia Asia Argento, nota non solo per i capolavori girati e le impavide denunce contro i produttori che glieli hanno fatti girare, ma anche per essere stata accusata, lei antesignana delle accusatrici, da un collega diciassettenne, Bennett, dello stesso reato. Anche al tempo nostro mi scrive Pingitore bisognava avere diciotto anni per entrare in un bordello, casa di tolleranza, lupanare, casino, gattaccia. Luoghi di raffinatezze che le nuove generazioni neanche immaginano E quanti di noi sbianchettavano la data di nascita sulla carta d'identità per aggiungervi qualche mese.
E poter così accedere anzitempo al giardino delle delizie. E, invece Bennett, supposto molestato Vole pure li sordi. E neanche pochi.

Non dirò altro, tanto sai bene quel che penso. Ma ti voglio scrivere un sonetto di Trilussa di cent'anni fa, ritrovato per caso: L'illegittima difesa:
«Per me, quando una femmina è sicura d'esse una donna onesta veramente
ben che je zompa addosso un prepotente
lo mette a posto come na creatura.
Incomincia cor metterje paura,
mozzica, sgraffia, strilla, chiama gente.
Ma difende l'onore solamente
cor mezzo che j'ha data la natura
ch' fatto invece quella? L'ha ammazzato
nientedimeno cor la rivortella.
Eh, me pare un pochetto esagerato.
Defatti la Marchesa sai che dice?
Se in vita mia facessi come quella
me ce vorrebbe la mitrajatrice!»
© RIPRODUZIONE RISERVATA