Aspirante Dos Passos

di Roberto Gervaso
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Venerdì 15 Giugno 2018, 20:31
Mi scrive Giovanni Carnabuci da Potenza: Ho vent'anni e voglio fare il giornalista. Due domande: cosa mi consiglia di leggere? Quale il reportage che l'ha più colpita?.
Non s'illuda che il giornalismo sia quello di tanti brutti film e di tanti cattivi romanzi. Il giornalismo è una milizia dura, durissima, che presuppone un impegno totale. Grandi giornalisti ce ne sono pochi, anche se ci sono in circolazione buoni giornalisti. Io ho avuto un maestro che si chiamava Indro Montanelli, che a diciotto anni mi prese sotto le sue ali e a ventitré mi spalancò le porte del Corriere. Molto devo anche a Prezzolini, che mi fece innamorare dei classici. Sono le nostre migliori guide, i classici, i nostri mentori più illuminati.
Conosce Tucidide, Plutarco, Orazio, Virgilio, Tacito, Machiavelli, Voltaire, l'idolo dei miei idoli? Alla sua età li avevo già letti tutti. Lei li ha letti? Se sì, complimenti. Se no, colmi subito la lacuna.

Reportage ne ho letti tanti, e tanti ne ho fatti. Le cito quello che io giudico il più bello perché il più essenziale e il più avvincente: la cronaca del funerale di Rodolfo Valentino, morto di peritonite a New York il 23 agosto 1926, a trentun anni, all'acme della fama. Pubblicato dal Chicago Tribune e uscito dalla penna straordinaria di John Dos Passos: Rudy ebbe un collasso nel suo appartamento dell'hôtel Ambassador a New York: ulcera gastrica L'intervento chirurgico riuscì, ma il post operatorio gli fu fatale. Un'agonia di sei giorni. Poi, la fine La notizia attraversò come un lampo l'America. I centralini dell'ospedale si bloccarono. A tarda ora, nel pomeriggio, un'auto s'arrestò al portone del nosocomio, dove giornalisti e fotografi dalle dita sudicie facevano crocchio, seccati, stremati, occhi accesi, fumando troppe sigarette. Ne discese una donna la quale disse di essere stata al servizio di una ballerina, prima moglie di Valentino Mentre l'attore giaceva solennemente in una bara coperta di un drappo d'oro, decine di migliaia di uomini, donne e bambini gremivano le vie all'esterno. Centinaia furono calpestati, ebbero i piedi schiacciati dai cavalli della polizia.

Nella pioggia e nel sudore, gli agenti persero la testa. Masse pigiate si lanciarono contro gli sfollagente e gli zoccoli dei cavalli. La cappella funeraria venne denudata, donne e uomini lottarono per un fiore, un brandello di tappezzeria, un frammento di vetro rotto della finestra. Quando, finalmente, la polizia a cavallo, dopo ripetute cariche, respinse la folla da Broadway, dove il traffico rimase fermo per due ore, si trovarono ventotto scarpe scompagnate, una furgonata di ombrelli, giornali, cappelli, maniche strappate. Tutte le ambulanze cittadine ebbero da fare a portare via donne svenute e ragazze calpestate. Alcuni epilettici ebbero crisi. I poliziotti raccolsero gruppi di bambini perduti. Più di una donna si suicidò e almeno sessantacinque dissero di aspettare un figlio dal loro eroe
I parenti che giungevano dall'Europa vennero ricevuti dal corpo di riserva della polizia e da bandiere drappeggiate di crespo. Il treno funebre partì per Hollywood. A Chicago altra gente accorsa per vedere la bara, ma la notizia apparve solo nelle pagine interne dei giornali. Il convoglio funebre giunse nella Mecca del Cinema a pagina 23 del New York Times. Che splendido saggio di giornalismo! Peccato che sia solo un assaggio!
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