Via Cernaia ancora chiusa e l'arroganza dell'abbandono

Via Cernaia ancora chiusa e l'arroganza dell'abbandono
di Paolo Graldi
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Giovedì 30 Gennaio 2020, 08:46
Il degrado cittadino fa male: ci fa pagare alti costi nel quotidiano, strapazza i nostri elementari diritti.
Ma è l'incuria, l'arroganza dell'abbandono che offendono e chiedono alla memoria di ciascuno di tenere il conto aperto. Alcuni casi sono paradigmatici. Via Cernaia, tra piazza della Repubblica e il ministero dell'Economia.
Un asfalto fradicio, slabbrato, martoriato dalle buche, autentiche trappole per le due ruote. Qui, un mese fa, Giuseppe Romano, operaio, 43 anni, è caduto, sbalzato dalla sella è finito sotto un camion del Servizio Giardini.

Fulminato. Inchiesta dei vigili urbani, poco aperti di solito all'idea di riconoscere responsabilità del gestore delle strade romane, il Campidoglio. Come in tutti gli altri casi del genere si è trovata la soluzione più radicale: si è chiusa via Cernaia, fasciata con le reti di plastica arancioni, tutto fermato come in un fotogramma da affidare alla storia. Non un gesto, nessun approccio capace di tener conto della importanza di una via di intenso collegamento.
Si applica, in automatico, il principio che è meglio sbarrare che riparare, così che la Capitale si chiude su sé stessa, s'inginocchia in un rantolo.

Esempio: stramazzano gli alberi e nessuno ne rimuove i corpaccioni invadenti; scale mobili della metro perennemente guaste, stazioni chiuse, mobilità in tilt.

Il vizio assurdo di non capire i bisogni dei cittadini ha una scadenza. Il voto.
 
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