La psicosi della guerra che svuota gli scaffali

di Paolo Graldi
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Lunedì 21 Marzo 2022, 14:25 - Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 12:35

Accaparramento. Il sostantivo maschile che indica l’incetta di merci (magari a fini speculativi) s’insinua nelle tragiche cronache provenienti dall’Ucraina. Lievitano sugli scaffali di certi supermercati alcuni prodotti di largo consumo. Raddoppia il prezzo dell’olio di girasole ed anche quello della farina, del mais. Alla pompa gasolio e benzina, nonostante gli sconti governativi, accendono la rabbia del consumatore. Si ricorre all’idea, sperando d’essere più lesti e furbi degli altri, che sia giunto il tempo di fare scorte, di nutrire le dispense di casa perché si avvicinano a grandi passi tempi cupi e magri. Le rassicurazioni degli enti preposti che raccomandano di non raccogliere gli allarmismi, cadono nel vuoto dell’incredulità e della diffidenza: “Dicono sempre così e poi si scusano sostenendo che non si poteva fare e dire altrimenti”! E’ la crisi di fiducia tra istituzioni e cittadini che mostra crepe pericolose.
E mentre su qualche scaffale già si notano i segni di questa psicosi della riserva va affermato che di psicosi si tratta: nessun elemento verificato sul campo della concretezza segnala speculazioni e ondate di prezzi al rialzo.

E’ dunque insensato ricorrere al carrello pieno pensando che la scorta avrà ragione sulla realtà. Su questo fronte l’informazione, tutti i media, devono sopportare un supplemento di impegno: devono evitare di giocare alla guerra del fabbisogno insoddisfatto, tanto per far deflagrare gli annunci all’arrembaggio come se fossero missili aria-terra. Per questo bastano e avanzano gli aggiornamenti dei Tg e dell’immane sacrificio del popolo ucraino. Quello sì tragicamente reale. Bombardano i supermercati per affamarli e spingerli alla resa.

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