Diciottenni morti alla Garbatella. Fermiamo quella strage umiliante sulle strade

di Paolo Graldi
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Mercoledì 21 Dicembre 2022, 14:50 - Ultimo aggiornamento: 14:55

Dolore, rabbia e paura: due ragazzi della Garbatella l'altra mattina all'alba hanno lasciato in un batter di ciglio la loro vita sull'asfalto, travolti da un camion forse in colpevole manovra. Dennis e Riccardo, i loro nomi. Diciotto anni meravigliosamente vissuti tra amicizie, amori e speranze. Ora sono iscritti di diritto nel tragico albo dei lutti che disegnano, ogni giorno e senza tregua, il dolore di chi li ama ma anche della intera città. Come altrove, più che altrove, le morti stradali funestano la vita della comunità scandendo un calendario di lutti inaccettabile. Per ogni incidente una causa scatenante, una responsabilità individuale o in concorso.

Non di rado queste scene attraversate dal sangue versato sono causa o concausa dell'accaduto. Buche, asfalto dissestato, segnaletica invisibile o mancante. E poi, soprattutto, il mancato rispetto delle regole che si traduce in una trappola mortale. I motociclisti, su moto leggere o anche scooter potenti, sono le vittime più esposte e pagano il prezzo più pesante. Chi vive le strade, specie quelle a scorrimento veloce, sa che la velocità viene impugnata, brandita come un'arma, una scimitarra, per volteggiare nel traffico, spadroneggiando pericolosamente. Tante volte abbiamo detto basta, serve un severo stop a questa strage insensata e umiliante. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità: chi è alla guida di un mezzo e chi è alla guida della gestione del traffico. «Dennis e Riccardo vivono per sempre», hanno scritto gli amici. No, il loro ricordo non può bastare a consolarci.
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