Cara sindaca, non possiamo vivere con l’acqua alla gola

di Paolo Graldi
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Giovedì 24 Settembre 2020, 22:01
È andato tutto secondo copione. Annunciato dai bollettini meteo, in linea con le previsioni stagionali, visibile a tutti racchiuso com’era dentro nubi dense e nerissime, eccolo il primo temporale che segna la fine dell’estate. Tutto come previsto. Anche i danni e i disagi. Perché a Roma un temporale, e non un terremoto intendiamoci, persino diverse bombe d’acqua come impropriamente chiamano l’intenso abbattersi della pioggia, si trasformano in un’alluvione. È il degrado dilagante che agisce da gigantesco tappo.

Le caditoie intasate di foglie non accolgono l’acqua che invade ben presto vaste zone, le strade diventano torrenti trascinando auto e cassonetti. I sottopassaggi diventano piscine limacciose. A macchia d’olio si propagano, impietosamente, i disastri. Le metro A e B si arrestano, piove dentro alle stazioni, le buche appena rattoppate si riaprono. I Vigili del Fuoco ripercorrono giornate già mille volte sofferte cercando infaticabili di accorrere e soccorrere: mille e mille chiamate in pochi minuti. E siamo solo all’inizio dell’autunno col maltempo che tornerà presto a frustarci. Sì, ma a chi può sembrare normale che un temporale di stagione, previsto e prevedibile metta in ginocchio la Capitale ogni volta. Eppure, sono semplici i problemi da risolvere: manutenere la città, attrezzarla per le emergenze, tener conto di ciò che è naturale. Adesso basta vivere con l’acqua alla gola. È un temporale, non il diluvio universale sindaca Raggi.
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