Solo disgusto per gli arroganti che rifiutano le mascherine

Solo disgusto per gli arroganti che rifiutano le mascherine
di Paolo Graldi
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Domenica 8 Novembre 2020, 00:05

Ponte Milvio, ore 11, fila ordinata, in attesa di entrare all’Ufficio Postale. Compare un giovanotto con fidanzatina, jeans, giubbotto di pelle e sigaretta. Ridacchiano, si avvolgono di occhiate affettuose e complici. Un signore, si direbbe un pensionato, dapprima titubante prende coraggio e con voce sottile, quasi un sibilo, dice la sua: «Signorino mi scusi, ma la mascherina va tenuta sulla bocca e anche sul naso. Vede? Lo facciamo tutti».

Seguono alcuni attimi di silenzio di piombo. «Dice a me? No, perché se dice a me io faccio come mi pare, capito?». «Sì, signorino dico e a lei. Tutti noi, qui, ci proteggiamo e, senta bene, proteggiamo anche lei…».

«A me der virus nun me frega gnente e faccio come me pare», replica accarezzando la ragazza con uno sguardo tronfio di boria.

Il nodo di sgradevole imbarazzo si scioglie in un istante. Un signore sulla cinquantina, anch’egli in fila, si fa avanti, mostra un tesserino e dice all’orecchio del giovane qualcosa e l’effetto è immediato, quello e la ragazza se ne vanno. Questo coriandolo di vita quotidiana racchiude il profondo disagio, anzi proprio il disgusto, che si prova di fronte all’arroganza di chi considera l’obbligo di indossare la mascherina un banale suggerimento, un invito facoltativo, a piacere. Ai trasgressori, come si faceva una volta alle elementari, si potrebbe far scrivere un milione di volte: «La mascherina è obbligatoria e chi non la usa correttamente è un cretino e va punito». Lo capisce perfino un virus. 


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