La sicurezza da statistiche e quella percepita

di Paolo Graldi
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Lunedì 28 Gennaio 2019, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 05:28
Sono giorni di bilanci, riflessioni, critiche e propositi nel Pianeta Giustizia. Alle inaugurazioni dell'Anno Giudiziario i vertici della magistratura disegnano gli andamenti del settore. Ci dicono, tra l'altro, che gli omicidi nella Capitale sono in netto calo, ma in fortissimo aumento i reati a sfondo sessuale e rapine. Siamo una delle grandi città più sicure al mondo: tuttavia la percezione diffusa tra la gente è come un mantello che porta addosso il fardello della paura nel vivere quotidiano.

C'è ancora molto da fare per diffondere tranquillità. Le bande specializzate in razzie negli appartamenti, gli assalti a mano armata contro farmacie, negozi e persone e la carenza strutturale, endemica e colpevole di una rete di controlli elettronici, quest'insieme di fattori negativi diffonde nei cittadini un senso di rischio latente e permanente. Il tessuto sociale, ci ammoniscono le alte toghe, s'inaridisce nel cinismo diffuso, e alla fine sfocia nell'indifferenza. È la difesa immunitaria di contrasto ad una illegalità che trova nella corruzione, anche all'interno dei palazzi di giustizia, il suo più diffuso nutrimento. Un male endemico. Dunque, quel calo di morti ammazzati, è poco consolante se è il timore di un assalto, sia personale sia al nostro patrimonio, ciò che avvolge l'esistenza del cittadino. Il cinismo non è l'antidoto giusto alla paura, ma la paura ha bisogno di armi potenti e diffuse per essere vinta.

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